lunedì 28 febbraio 2011

Cafoni

Cioè, oggi, per strada, avrò incontrato sei, sette persone che conosco di vista.
Ci sia stato uno di questi che mi abbia salutata.
Poi mi ritrovo a fare quel sorriso da idiota, per cui sembra che stia ridendo da sola e in realtà sto sorridendo a quei cretini che non hanno voglia di sforzarsi per dire un "ciao".
Maleducati.

La Parola della politica

Ieri sera, guardando Emma Bonino a Che tempo che fa, mi è venuto da ridere quando lei e quel simpaticone di Fazio hanno ironizzato su Berlusconi, tirando in ballo il fattore tempo, e quindi il fatto che se ne stia in politica da vent'anni.
Ho pensato che la Bonino ha poco da ridere, perché pure lei non scherza (dal '76 alla Camera).
Allora, oggi, prendo spunto dal bell'articolo odierno di Luca Telese e posto questo video.
Buongiorno a tutti!



domenica 27 febbraio 2011

My water moment, 2

Rettifico: l'unica consolazione, nella lontananza, è stare sotto la doccia calda e usare quel fondo di bottiglia del tuo Felce Azzurra  che è rimasto, amore.

sabato 26 febbraio 2011

Alla francese

Da D di Repubblica, tra le solita rubrica Domande, a pag. 35, ci si chiede:
Vi ricordate quando, per la prima volta, avete sollevato la testa sorridendo, per scoprire che lui/lei durante quel bacio non aveva chiuso gli occhi e vi stava guardando?
Sarebbe esagerato dire che in quel momento avete scoperto che il mondo è un'imperdibile, imbarazzante sorpresa?


No, non sarebbe esagerato.
E' una meraviglia guardarsi negli occhi.
Quando ci si ama e ci si bacia, poi, lo è senza dubbio.
Io non chiudo mai gli occhi.
L'ho fatto solo quando non volevo vedere cosa stavo facendo.

venerdì 25 febbraio 2011

Vorrei coltivarmi

Oggi, per strada, ho origliato una ragazza mentre spiegava a un amico che lei studia vivaismo.
Va bene che io sto per laurearmi in storia dell'arte, ma vivaismo proprio no.
Poi ho pensato alla cultura più in generale, a quando qualcuno che io conosco bene (anche se non lo sa) ripete "eh voi, provate a mangiarci con le vostre opere d'arte".
In parte mi trova d'accordo. Non per una condizione propria della cultura, ma solo perché è l'uomo ad averla relegata a essere un di più, qualcosa di effimero, di inutile, da élite. Sbagliando grossolanamente.
Poi c'è questo video, che rimanda bene all'essenza che la cultura avrebbe se non fosse stata travisata. 

giovedì 24 febbraio 2011

Ho visto Gianni e le donne

A parte che a Forlì il bello sta nell'andare al cinema e trovare in sala, più o meno sempre, un massimo di quattro persone.
A parte che andare al cinema da sola è uno dei miei piaceri assoluti.
A parte che vorrei che il buon Di Gregorio girasse almeno un film al mese,
questo film è da cogliere, come il precedente Pranzo di Ferragosto, nelle sfumature leggere, di cui è traboccante.
Tutto va colto nelle espressioni dei volti, nei loro mutamenti, nei continui rimbalzi di sguardi.
Il gioco si compie lì.
E in questo Gianni Di Gregorio è maestro assoluto.
Regalando risate sincere di tanto in tanto, regalando begli stralci di una Roma sempre soleggiata.

Soglia quindicimila

Di' così a mamma: di' che stiamo girando una scena dove c'è uno che scureggia.
Dille che mi è venuta in mente lei.


Il traguardo delle 15000 visite, per il mio modesto diario di bordo, lo voglio siglare così, con la battuta del giorno. Che è tratta dal film di Boris e detta dal grande Biascica.
Comincia il countdown...

Di sogni e epistolari

Sono piena di cose volubili, fisiche, non chiare...
sono soltanto ombre del mio carattere.
(E. Morante)

La principessa Borghese

Un reportage fotografico completato (quasi, forse) inconsapevolmente, con il più dilettantistico degli apparati, attraverso gli occhi di una donna, una principessa, una viaggiatrice al seguito di un marito indaffarato. Un viaggio che ripercorre buona parte dell'Europa dell'est e del mondo orientale, dalla Russia alla Turchia, dalla Persia alla Cina, passando dentro alla Prima Guerra Mondiale.
Il Racconto di un epoca, appunto.


Ogni volta che mi allontano da Roma trovo qualche apertura interessante cui assisterei ma alla quale non posso andare.

mercoledì 23 febbraio 2011

Cardi a merenda

Cavoli, perché quando cucino qualcosa (in questo caso la cena) non riesco praticamente mai a non spiluccare di qua e di là?

Noi


Questa è bella, questa è per Mario, questa è per l'Amore, di cui non si sa molto a parte che non puoi viverne senza.
Questa è per tutto quello che ci siamo messi alle spalle e per tutto quello che ci attende, subito e un po' più avanti.
E' per la nostra casa, che quando dico casa nostra ancora rido dentro, è per la nostra idea di vita e di famiglia, che è sempre più forte, tangibile e concreta.
E' per Clara, che da due giorni ha cominciato a battere le mani ed è contenta. E' per lei e per la sua vita, che possa essere la migliore fra le possibili.
E' per tutto quello che siamo.
E' per tutto quello che abbiamo, che non è poco: è tanto, è tutto quello che serve a vivere insieme, fino alla fine.

Ogni dì vien sera

Da che mondo è mondo la gente si è sempre lamentata di non avere mai abbastanza tempo per fare le cose, di aver bisogno di almeno altre 5, 6 ore a disposizione in una giornata.
Allora mi chiedo, ma tutto il tempo che oggi "perdiamo" in rete (con Facebook primo fra tutti), dov'era prima?

British-english

Amore, l'assessore mi ha richiamata! E mentre ero al telefono ho pensato che sia davvero sexy chi parla l'italiano con accento anglosassone.
Tua madre è australiana..
Vai a farti imprimere un po' d'accento?


(ti trovo sexy comunque..anche romanaccio)

Silvio fece la battuta

E Silvio minacciò, alla presentazione dei decreti per la creazione dei nuovi licei: "Al liceo musicale sarà obbligatorio studiare tutta la produzione musicale del primo ministro con Apicella".
Ora questo è esattamente quello che, quel poveretto, si merita.

Rivolte 2.0

E' il momento delle rivolte.
Algeria, Bahrein, Egitto, Gibuti, Giordania, Iran, Iraq, Libia, Marocco, Kuwait, Palestina, Siria, Tunisia, Yemen. E poi la Cina.
C'è chi si chiede perché da noi, in Italia, non si muova foglia.
Mi viene da ridere.
Per lo stesso motivo per cui in quei paesi i rivoluzionamenti sono scoppiati adesso e non anni prima.
Perché si aspetta di raschiare il fondo del barile.
Le rivolte, e le rivoluzioni che talvolta ne conseguono, in quei paesi, sono cose serie.
Nel nostro Occidente (A-ccidente?!) è tutto diverso.
Nessuno, o quasi, muore di fame. Fra qualche anno, quando la mia generazione e quelle a seguire non potranno comprarsi una casa, non avranno abbastanza soldi per l'affitto, per i figli, per mangiare, le cose cambieranno.
Per ora stanno ancora tutti abbastanza bene. Si va al cinema, si va in pizzeria, si va dall'estetista e dalla parrucchiera, a fare l'aperitivo, in settimana bianca e al mare d'estate.
Aspettiamo ancora un po'. Il fondo del barile, appunto, che prima o poi arriva.


In tempi in cui, purtroppo, la rivolta appare come unica risposta possibile a una società senza certezze, senza possibilità di giustificare il proprio dominio, se non l'essere una dittatura, se non attraverso l'uso della forza o la seduzione del consumo.
Ben svegliati nell'epoca del disastro.
Che nemmeno un film di Tourneur saprebbe rendere.
Ah, già, oggi c'è la rete.
Meglio dire, allora, che nemmeno il Grande Fratello riesce a fare tanto.
Nell'era 2.0, Facebook, Youtube, Google, Twitter, almeno servono a qualcosa di serio, per provare a realtà lontane anni luce da noi.

Con queste ci andrei a correre

Non è vero!
Per me queste non devono essere affatto scomode come sembrano.
Tutto merito del plateau che bilancia il tacco e da stabilità.
Io ne so qualcosa, che a Mario piace vestirmi elegante, talvolta.

martedì 22 febbraio 2011

TrattamentoFineRapporto

Ma infatti stamattina, aprendo Repubblica.it, avevo letto di voci di un'amicizia tra Barbara Berlusconi e Pato del Milan.
Avevo letto solo il titolo e avevo pensato "ma figurati, è stra impegnata e con due figli piccoli", dimenticando grossolanamente che non c'è mai niente, in realtà, di cui potersi stupire.
Poco dopo, però, ho trovato da un'altra parte la conferma e che, quindi, lei e Giorgio si sono lasciati, dopo dieci anni e due figlioletti.
Oltre a un ma chissenefrega, ho pensato che è proprio un peccato, perché le sue interviste da super donna erano servite a regalarmene un'immagine un po' ovattata, di quelle che, pur essendo di "buona" famiglia, si è rimboccata le maniche e ha studiato, ha creato una famiglia così da giovane, molto bella nei panni della madre, sicuramente una brava compagna.
Sì, lo so, non c'entra niente.
Ma è che cerco ancora qualcuno che sia serio seriamente, che mi faccia compagnia a non sentirmi sempre più sola nel credere che l'amore non sia un caso ma la scelta di vita, scelta che si compie perché non potrebbe essere altrimenti e che, una volta arrivati a un certo punto, non sia proprio possibile (nemmeno ipotizzabile) "tornare indietro", vivere parallelamente, lasciarsi, scegliere di smettersi.
Perché io credo questo del mio amore. Ci credo, ne sono convinta e non mi sento stupida o illusa per questo.
Perché le parole da dirsi non finiscono mai, i gesti da ripetere o inventare nemmeno.
E' una continua evoluzione di sensi e di senso.
E una volta iniziato, l'amore reciproco, non può essere separato.

lunedì 21 febbraio 2011

My water moment

Morirei sotto la doccia calda.
Ci morirei anche d'estate, anche quando fa caldo.
Non sono una che ama le docce fredde (sì, anche nell'altro senso).
E la doccia calda è proprio bella. E poi, soprattutto, nei giorni d'assenza, è l'unica alternativa  al calore del mio Mario.
Sia quello fisico che quello spirituale.

domenica 20 febbraio 2011

Domenica fuori porta

L'orata ai ferri della Trattoria Augusto la sognerò fino a quando non ne mangerò un'altra (ancora da Augusto, ovviamente). Così come i carciofi fritti.
Mai assaggiate cose così ben fatte. Un pesce meraviglioso, e una pastella di sole uova e farina.
E dire che prima d'oggi non conoscevamo il posto, quando un amico ne ha parlato e ci è venuta voglia di prendere il car sharing e andarcene un po' fuori città.
Scelta azzeccatissima.
Posto più che tranquillo, locale spartano, non proprio come i prezzi ma, si sa, il pesce si paga. Con il bel tempo e i primi caldi, poi, viene apparecchiato un ampio spazio esterno, con area giochi per bimbi.
Vale la pena provarlo e tornarci, in quei giorni in cui Roma sta un po' stretta.

venerdì 18 febbraio 2011

Io, nel dubbio, mi propongo

L'importanza data alla cultura, in Italia, è spiegata benissimo dal momento non proprio magico e dallo stallo (vergognoso) in cui versa il Ministero dei Beni culturali.
Sono due mesi che non si fa vedere in via del Collegio Romano.
Del sottosegretario Giro non mi fido.
Se dovesse servire un nuovo ministro..io mi sto per laureare e abito a due passi dal dicastero.

Si massaggiano vitelli

Leggo la notizia sempre su Venerdì di Repubblica (pag. 74, mi scuserete ma oggi è, appunto, venerdì). Non la trovo in rete, così da non poter mettere qui il link. Il succo del discorso è, comunque, questo:
mi piace la carne, amo le fiorentine, gli hamburger e le polpette.
Ma pensare che quegli animali, che poi mangiamo, vengano umiliati in questo modo, a suon di massaggi alla birra, mi fa inorridire.

Cibando


Il pane ai cereali del forno Campo de' Fiori è l'unico degno di esser mangiato.

Se la montagna non va a Maometto..

Sarà che mi chiamo Silvia, sarà che a mio babbo piace tanto la natura, ma a me la montagna e i boschi sono sempre piaciuti da morire e, in certi periodi della mia vita, mi sono piaciuti anche più del mare.
Quando ero piccola, con i miei e loro amici, passavamo giorni a San Vito di Cadore, vicino a Cortina. In una casetta (sempre quella) in mezzo ai boschi, alle pendici del monte Antelao. Andavo a fare sci di fondo con mio babbo e ho imparato lo sci alpino nonostante la mia iniziale paura dello skilift. Giocavamo sul lago ghiacciato, costruivamo capanne di legno, e ero molto fiera di me stessa perché sapevo attraversare il bosco (da casa al lago) da sola senza perdermi. C'era una casetta abbandonata, poi, e sull'uscio io ero convinta di aver visto uno gnomo.


Poi, dopo diversi anni, abbiamo cambiato località per in nostri inverni, scegliendo Plan de Corones, il mio monte delle meraviglie. Anche se, ogni volta, vi si incontravano più forlivesi che se fossimo rimasti a Forlì.
Ma va beh.
Plan de Corones fa ombra a Brunico, comune che incorpora un distretto di minuscoli paesi incantati. E' bello, non c'è niente da dire.
E' bella Brunico, è bello il comprensorio sciistico, sono belli i minuscoli paesi.
E poi, in realtà, a me bastava la neve e bastava che si sciasse. Perché tutto questo ha sempre avuto il suo fascino su di me, come se tutto fosse incartato da una patina di magia, di mistero.
Oggi su Venerdì di Repubblica (pag. 56) ci viene raccontato come Londra stia per copiare Brunico nell'impiego di una soluzione biodegradabile (calcio magnesio acetato) da spargere sulle strade, un antidoto contro l'inquinamento che, a parer di tutti, funziona eccome.
Il tutto fa parte del progetto europeo Life plus, cui hanno aderito anche le austriache Linz e Klagenfurt (anche quest'ultima località è 'na meraviglia).
Ed è vero che in questi posti, poi, è tutto più curato, non solo ordinato. In Austria ci sono i fiori alle finestre di ogni stalla, e il giornale lo si prende alla fermata dell'autobus, dove c'è una cassetta in cui lasciare i soldi.
Avessi mai visto un austriaco che, preso il giornale, non mettesse l'euro. Proviamo a farlo anche qua..


Insomma, a parte tutto e nonostante sia qualche anno che non ci vado, c'è un altro aspetto della montagna che amo: l'aria.
Che le città saranno pure belle, ma quando respiri a Plan de Corones ti sembra di avere sotto gli occhi tutto un altro mondo.

Sunshine reggae

Oggi Roma si è vestita nuovamente da primavera.
E la bellezza di queste giornate, così luminose e limpide, sta anche nel logorio interno tra il pensiero di approfittare del bel tempo e fare mille cose e, allo stesso tempo, il non aver voglia di fare alcunché.
La bellezza di queste giornate sta anche nel fatto che io sono già andata e tornata (a piedi) dal Ospedale Bambino Gesù, dove ho pagato un ticket (in anticipo sulla visita di quattro giorni, cosa per cui l'impiegato della cassa pensava mi fossi sbagliata).
La bellezza di giornate come queste, dicevo, sta anche nel fatto che quando si esce dal Bambino Gesù e si guarda Roma dalla terrazza antistante, si vede tutto, ma proprio tutto.
Persino la neve, laggiù infondo.







giovedì 17 febbraio 2011

Mitologie

Così mi piace l'idea del nostro Destino, come figlio del Caos e della Notte.
Anche io e te insieme, noi, siamo a nostra volta vagamente figli del caos e della notte.

Bordella

http://roma.corriere.it/roma/notizie/arte_e_cultura/11_febbraio_17/dignit-autonome-prostituzione-teatro-deleo-19033108547.shtml

Niente di più attuale.

Dovevate fargli suonare le percussioni!

Andy Garcia è un po' invecchiato, ma (non me ne voglia Mario) il suo bel fascino, nello sguardo, ce l'ha sempre. Anche durante quella mezza schifezza di performance canora assieme a Morandi.
Dovevano fargli suonare le percussioni! Allora sì che ci saremmo divertiti.


A me Andy Garcia piace, perché è stato il Modigliani de I colori dell'anima (2004), film che mi è molto caro, per una serie di motivi, tra i quali c'è il mio ormai rinomato amore per quegli anni, artisticamente parlando.
Mi piace perché ha sempre quell'espressione trasognante, che sembra essergli rimasta incollata agli occhi da quando, appunto, è stato il bel Modì (maudit).
Mi piace perché è il regista e protagonista di uno dei più bei film degli ultimi cinque anni.
The lost city (2005), dal cast stellare e che ho avuto il piacere e l'onore di vedere, alla sua presentazione italiana, al Festival dei due mondi di Spoleto, nel 2007.
Mi piace perché quella volta, dopo il film, il pubblico si spostò all'anfiteatro romano, dove Andy Garcia e la sua band (i Cineson All Stars) tennero un concerto memorabile, divertente, tutto da ballare.
Mi piace perché alla fine di quel concerto, mentre lui e la band smontavano gli strumenti, mi tolsi le scarpe, le lasciai a mia madre e corsi verso il palco, mi ci arrampicai sopra e andai a chiacchierare con lui, giusto una manciata di minuti, il tempo sufficiente a vederlo da vicino, ringraziarlo per il suo Modì e per la sua musica, e dargli un bacio.

mercoledì 16 febbraio 2011

Perché Sanremo è Sanremo, questo è bello

E poi c'è il lato di Sanremo che amo. Che non è quello del festival ma quello di noi due.
E' l'aspetto della Sanremo che è nostra, che se io non fossi stata un po' matta e non fossi salita su una serie di treni, forse non ci saremmo mai più incontrati.
Non è così?
E' la Sanremo che, nonostante la sua noia e il suo essere estremamente limitata, ogni volta che ci torniamo, il tempo si dilata, con una forma ampia, infinita.
Sarà che c'è il mare e allora tutto sembra più grande, ma quella volta al tempo avevamo dato noi una forma diversa. Rubandone un po', tutto per noi, a chi ci circondava allora. Senza farlo sapere a nessuno, senza pensarci affatto, perché eravamo lì e in nessun'altra parte saremmo voluti essere.

The Game- Nessuna regola

Io The Game non l'avevo ancora visto. Ed è stata una bella occasione per rimanere un pomeriggio sul divano, a guardare qualcosa di coinvolgente ed avvincente.
Michael Douglas è sempre Michael Douglas. E David Fincher è sempre David Fincher (lo stesso regista di The social network. Ma questo, The Game, è decisamente superiore).
Per entrare dentro un Grande Fratello in stile Giochi senza frontiere, senza capire veramente (fino all'ultimo) di cosa si tratti.
Consigliabilissimo a chi, dopo ben quattordici anni dalla sua uscita, non l'abbia ancora visto.
A me gentilmente consigliato dal consorte, che ringrazio con amore..

Ho fame

Dai, su, che qua l'avocado si sta per mangiare i gamberi!!

Perché Sanremo (non) è Sanremo, è pietoso

Insomma, Sanremo, il festival della canzone italiana, è diventato qualcosa di enormemente imbarazzante.
Sarà che quando è entrata in scena Patty Pravo sono stata assalita da un attacco di sgrigna inarrestabile (dove sgrigna sta per risata a crepapelle, di quelle che non respiri nemmeno più, mossa anche da cose stupide, all'apparenza insignificanti. Ma è una risata dalla quale ti riprendi solo dopo essere stato accasciato a terra quasi privo di respiro per il troppo ridere), che era dalla finale di Miss Italia, condotta dal povero Mike (a proposito, che fine ha fatto la sua salma??) e Loretta Goggi, che un programma televisivo non mi faceva così contenta!
Quella sera fu memorabile, davanti alla tv con Enrica, Paola e Eleonora..quando i due conduttori si incazzarono tra loro e Mike Bongiorno sembrava impazzito.
Beh, vedere Patty Pravo è mostruoso. grottesco. Sembrava una scena di Tutti defunti tranne i morti di Pupi Avati.
Dicevo, il festival di Sanremo è diventato imbarazzante.
Sembrano imbarazzati i conduttori. Sono imbarazzanti quei momenti in cui Morandi sembra non saper cosa dire, sembra annoiarsi, sembra voler essere da un'altra parte.
Sono momenti imbarazzanti per lui e per chi guarda.
E' imbarazzante la Canalis, imbalsamata in vestiti che le fanno assumere una postura improbabile. Sono imbarazzanti le facce che fa.
Sono imbarazzanti Luca e Paolo, che evidentemente non si sentono a casa loro, e non si sentono liberi di esprimersi nel loro abituale linguaggio informale e satirico. Ci hanno provato intonando "ti sputtanerò", carina ma fuori luogo.
E' imbarazzante la maggior parte delle canzoni in gara. E' imbarazzato e imbarazzante persino Battiato.
Salvo solo Belen. Perché più la vedo più mi convinco che sia bella (scontato) e brava.
Anche se poi è imbarazzante vedere le facce di compassione rivolte a un Morandi davvero gravemente insufficiente.

lunedì 14 febbraio 2011

Le donne del 13 febbraio

Insomma, quella di ieri è stata una gran bella manifestazione contro Berlusconi, e di questo sono felice.
Anche se, a mio avviso, l'aspetto da rimarcare sarebbe stato più propriamente quello della sua delinquenza. Sarà che io, in quanto donna, non mi sento in realtà offesa dai suoi comportamenti. Sarà che non ho capito contro cosa le prostitute manifestassero.
Sarà che non sono femminista.
Sarà che l'aspetto della donna violata mi sembra tanto un discorso un po' così.
Ci sono tante donne (e, diciamolo, pure tanti uomini) che sarebbero ben felici di farsi violare allo stesso modo, a suon di quattrini, come quelle dell'affaire berlusconiano.
Tanto più che queste, le Ruby & Co., risultano tutte ben più che consenzienti, consapevoli e determinate.
Comunque c'era tanta gente.
Era una bella piazza colma di persone stanche, ma stanche di una politica malata (non di figa, quella è una malattia comune a più o meno tutti), stanche dei soprusi di una classe al potere che solo al potere pensa.
Erano stati distribuiti piccoli manifesti con su scritto: "Ci ruba i soldi, la cultura e la dignità". Di soldi, veramente, si pensa di esserne derubati con qualsiasi governo al potere. E' così e non è contestabile.
La cultura è un punto giusto su cui riflettere. La dignità, beh, io davvero non capisco cosa c'entri.
Casomai l'indegno è lui.
Ieri sono arrivata a Piazza del popolo dieci minuti prima che la manifestazione finisse. Così, per fare un sopralluogo. Giusto il tempo di "raccogliere" un occhiolino e qualche "complimento", più che altro da qualche marito accompagnatore delle manifestanti.
Lo ammetto candidamente, fossi nelle loro mogli mi sentirei offesa da quei gesti, piuttosto che dalle manie di un vecchio, porco e pazzo.


Il problema è capire di cosa e come si voglia discutere.
Allora, per correttezza, bisognerebbe almeno mettersi d'accordo sul movente della manifestazione.
Si discute della posizione della donna, in generale?
Si discute della delinquenza di Berlusconi (e qui siamo d'accordo)?
Si discute, in confusione, su più fronti, contemporaneamente, senza che questi abbiano un nesso fra loro?
Lo sfruttamento e l'induzione alla prostituzione sono reati cui deve rispondere, fatti di cui deve vergognarsi, ma atti che non vedo come offendano la dignità della donna, in generale.

La donna, in generale, non mi sembra particolarmente messa in discussione da Berlusconi.
Spesso è messa in discussione dalla donna stessa, dall'uomo in generale, dal costume e dalla moda, dallo spettacolo.
Berlusconi ne usufruisce come tanti ne usufruiscono. Berlusconi usufruisce di donne che si prostituiscono, o si vendono, per scelta. Che sia condivisibile o meno, il percorso di queste donne non è attribuibile a Berlusconi e al berlusconismo.
Accade, alla stessa maniera, che donne vengano piazzate "in alto" per motivi non pienamente chiari anche tra le parti non berlusconiane (non solo a sinistra), oggi così indignate.

Questo è un modesto pensiero. Da donna non schierata, da donna che, se l'essere umano fosse completamente intelligente e responsabile, sarebbe per l'anarchia.

Amori

Io festeggio San Valentino nello stesso modo in cui festeggio, ogni giorno, il risveglio accanto all'uomo che amo e accanto a nostra figlia.
Nostra figlia che, ogni giorno, è sempre più innamorata delle cose, innamorata dei sorrisi che le si rivolgono, innamorata dei colori e delle musiche. Clara è una bambina felice e innamorata, per questo auguro un buon San Valentino anche a lei.
E a Mario, che ha accettato di  condividere con me la ricerca verso la completezza, prometto e auguro di amarci, così, altri cent'anni.

sabato 12 febbraio 2011

Famiglie come patchwork

Trovo repellente l'articolo che appare oggi su D di Repubblica (pag. 72) dal titolo <4 mamme (e 1 papà) per due "framelli">.
I due "framelli" (parola già nauseante di suo) sono due bambini concepiti grazie agli ovuli di una donatrice, fecondati, poi, nelle pance di due donne diverse e, ora, figli di una coppia che non poteva avere figli per problemi di fertilità. "Framelli" perché sono fratelli e quasi gemelli.
Premetto di non condividere nemmeno lontanamente l'idea che, se a quarant'anni si scopre di volere un figlio ma non lo si può avere (vuoi per problemi di salute, vuoi per mancanza di partner, vuoi per sterilità), si possa ricorrere a tutte queste novità scientifiche per cui la vita è diventata a comando. Non lo condivido perché mi pare una forzatura, una slealtà nei confronti di un destino, un rinvio di responsabilità, un atto di estremo egoismo.
Egoismo che ritrovo clamoroso nelle parole di Melanie, la donna che ora è "madre" di questi due "framelli".
Melanie che si rammarica del fatto che, di questi tempi, negli Usa, per colpa dei metodi anticoncezionali e dell'aborto, il numero di bambini disponibili per l'adozione sia crollato.
Già parlare di bambini disponibili mi pare mancanza di rispetto. E' come dire: <Sai, sono andata all'Ikea per comprare un letto, ma il modello che cercavo io non era più disponibile>. E lo trovo semplicemente disgustoso.
Capisco il desiderio della maternità, ma quando più medici (e i fatti, perché questa coppia ha provato circa sei cicli di fecondazione assistita, andati a finire male) ti dicono che il tuo corpo non può avere figli, ne devi prendere atto.
E Melanie ne ha preso atto, nel modo in cui io non credo dovrebbe essere concesso.
Si ribalta la vita, in questo modo. Sempre sulla scia del tutto è permesso.
E non funziona così, o perlomeno non dovrebbe.
Melanie, che aveva sperato di rimanere incinta di due gemelli, durante le cure per la fertilità, perché le piaceva l'idea che suo figlio crescesse con un coetaneo.
Ma chi è a parlare? Una donna che desidererebbe amare suo figlio (che non può avere e rincorre ad ogni costo) o un'individua viziata cui piace l'idea di dirsi madre?
E, tra l'altro, in questa sua speranza gemellare, era stata confortata dai dati dell'Industria della fertilità.
L'industria della fertilità. Cosa sarebbe? Un mercato? Fa venire i brividi, nient'altro.
Attraversando tutto questo, la povera Melanie è attraversata anche dal pensiero che l'ultima spiaggia, l'unica ai loro occhi possibile, di usare una donatrice d'ovuli e due gestatrici (vi dico solo che gestatrice non è nemmeno riconosciuto dal dizionario di scrittura del pc, che mentre scrivo lo segnala come errore) sia un'idea arrogante, dice: 
<come se avere figli fosse un mezzo per appagare la vanità, o una produzione industriale da appaltare>.
Brava, aveva centrato il bersaglio. Poi, però, è andata avanti comunque. Perché?
Perché, dico io, non pensiamo, tutti, al discorso adozioni come all'unico possibile per "sfamare" chi ha questa fame di essere genitore?
Ci sono così tanti bambini nel mondo che hanno bisogno di un aiuto. Veramente non sarebbe possibile semplificare la burocrazia relativa, che mi rendo conto doventi, talvolta, sfiancante? Non è anche più bello? Non può essere, quello, il vero gesto d'amore?
L'adozione. E' un discorso che mi ha sempre interessata. Tanto che, fosse per me, un fratello/sorella di Clara sarei ben felice di adottarlo.


Melanie parla, poi, delle donne trovate come gestatrici. Questa parte me la risparmio dopo aver letto che le donne da loro trovate sono di quelle cui piace l'idea di essere incinte, pur avendo una loro famiglia, nel loro caso tre, quattro figli, un marito, un lavoro.
Perché una donna dovrebbe rimanere incinta e partorire il figlio di altri?
Cosa vuol dire che "piace l'idea d essere incinta"? E' qualcosa di curabile?


Va bene che il corpo è mio e me lo gestisco io, va bene l'emancipazione e la libertà femminile, ma questa è un'esagerazione.
Tutto questo è ridicolo.
Come dicevo oggi con Mario, non è nemmeno una cosa su cui discutere.



Walk on by

Roma sancisce, paradossalmente, la morte dei marciapiedi e la rinascita di gambe tornite e culi sodi.

venerdì 11 febbraio 2011

Rispetti di vista

E c'era questo ragazzo di diciotto, forse diciannove, anni, che camminava parlando al cellulare con la fidanzata.
"Ma amore,io sono tranquillo. Sei tu che non mi rispetti".
Ecco, in giorni in cui si fa un gran parlare sul rispetto che l'uomo non ha nei confronti della donna, io proporrei un ribaltamento di pensiero.
Con la consapevolezza che, tante volte, è la donna ad essere cattiva, stronza, approfittatrice e scalatrice sociale non per merito ma per interesse.
E con la consapevolezza che, sicuramente a partire dalla mia generazione e da quella del ragazzo che parlava al cellulare, il ribaltamento di ruoli è scritto.
Ragazzini mammoni e imbranati Vs. Ragazze consapevoli della loro forza, spavalde e emancipate.
Chi vivrà vedrà ma, secondo me, la storia futura è questa.

Marc Chagall

Ho visto la mostra di Chagall all'Ara Pacis.
E, così, non posso che tornare a questo blog scrivendone.
Parlando di una mostra fatta abbastanza bene e di un uomo dalla vita interessante, proprio come quelle dei suoi coetanei, compagni di mestiere e di avventure.
Vite spesso vissute una sulla falsa riga dell'altra.
Negli anni ai quali, se potessi usufruire di una macchina del tempo, sarei felice di poter partecipare artisticamente. Anni di cui rimpiango il clima, seppure nel contorno pesante di guerre e rivoluzioni, artisticamente vivo e felice.


E, quindi, Chagall si inserisce in questo quadro in modo vagamente anomalo.
Come se camminasse nel mondo delle arti sempre in punta di piedi. Impara osservando gli altri, ma non lo vuole svelare. Tacendo forse pure a se stesso da dove l'ispirazione gli arrivi. Sa, per certo, di non voler essere segnato nell'appartenenza stilistica ad una corrente piuttosto che a un'altra.
Per questo mi sono posta una domanda: se un artista dice di non voler essere classificato come appartenente a nessuna corrente, lo si può accontentare anche se la sua arte ha evidenti tratti in comune con anche più di una di queste?


Insomma, Chagall è un uomo attaccato alle sue tradizioni e alle sue radici, che non trascura mai, lungo tutta la sua opera.
Trasporta sulle tele gli avvenimenti della sua storia, in una forma onirica, sospesa. Come un Mirò figurativo. E così che il sogno, nelle sue tele, il sogno del viaggio, non si distacca mai da elementi molto reali e molto terreni: come le mucche, animali, oggetti d'ogni tipo, strumenti musicali.
Trova la sua realtà del movimento.


Pezzo forte dell'esposizione è il contributo video, che ci regala il racconto di tutto il suo percorso, umano e artistico. I suoi spostamenti, gli incontri, come quello con Guillaume Apollinaire, che io amo, e che gli etichetta, tra l'altro, la zavorra di surnaturel (che sarà semplificato, poi, in surrealismo).
Ci sono le tavole che illustrano le poesie di Chagall, vere e proprie chiavi per comprendere la sua arte. Colui che parla senza dire nulla, è il titolo.
Perché Chagall parla con la sua opera.
Ci racconta un mondo da cui vola via, un mondo che osserva dall'alto, quello della Russia dilaniata dalla povertà, dalla Rivoluzione, dalla Guerra e che lui osserva, infine, dagli Stati Uniti, dov'è costretto a scappare.
Racconta l'ebraismo, come continuo viaggio, spostamento, esodo di folle.


Vale la pena vedere la mostra perché è Chagall.
Ma, purtroppo, si riconferma la mia idea per cui tutto quello che è organizzato all'Ara Pacis sia, sostanzialmente, tirato via.

martedì 8 febbraio 2011

Intellettualmente parlando



Perché sono sicura che, in questa situazione ritratta da Lucas, Nanda Vigo, (la prima da destra, anche se un bel po' in ombra) 24 anni all'epoca, unica donna nella foto, fosse trattata in modo differente.
In questa foto scattata al Genis bar, a Milano, Brera, ritrovo di artisti, Nanda Vigo, la designer, era una donna con la sua dignità, e con il suo motivo di essere lì oltre le tette.

lunedì 7 febbraio 2011

Gianni e le donne

ra i film che mi sono piaciuti ultimamente c'è anche Pranzo di Ferragosto, che invece a Mario non è piaciuto affatto.
L'11 di questo mese, però, esce Gianni e le donne, dello stesso Di Gregorio.
Io non vedo l'ora di vederlo e dico a Mario: "Preparati!".

Capirai..

Come se l'arrivo in Italia di "nuovi scottanti documenti", che annuncia Assange, potesse sconvolgere qualcosa o far tremare qualcuno.
Qua, ormai, le facce di bronzo non si piegano nemmeno con la bora.

domenica 6 febbraio 2011

Citofonare interno 7

Io che da qualche parte ho un manoscritto, ma quello non lo farei leggere nemmeno a mia nonna, perciò dovrei ricominciarne un altro da capo, e odio i citofoni, penso comunque che mi piacerebbe, un giorno, partecipare a qualcosa del genere.

La non-vita

Aver scelto una vita piuttosto che un'altra. Perché?
Chi ha mentito, e a chi ha mentito?
Non si capisce. E' un discorso apparentemente complesso, ma in realtà semplice da dipanare e spiegare.
Arrovellarvisi sopra è, comunque, mostruoso.
Anche se la letteratura della vita è indecifrabile. Perfino quella delle nostre vite ci risulta incomprensibile, talvolta. Figurarsi quella delle vite degli altri.
Un fuoco che divora, questa letteratura della vita.

Di fatti e accadimenti

Stavo pensando a quanto e come sia importante conoscere la Storia.
Eppure a scuola sì, si "studia", ma non è certo ritenuta una materia fondamentale.
Ed è un grave errore.
Io sono stata una studentessa di storia, al liceo, mediocre. Nel senso che mi è sempre piaciuta, piaciuta molto. Ma non mi ci sono mai applicata veramente, intimorita dalla quantità di dati da incamerare, conscia di una mia memoria non troppo forte.
Eppure, la Storia che ancor'oggi ricordo è quella che raccontava la professoressa Livia Belfiore, in seconda liceo scientifico. La Storia romana, la Storia del diritto romano, la Storia legata al latino. Pur non essendo stata mai una campionessa del latino (probabilmente per gli stessi motivi per cui non mi sono applicata seriamente nell'approccio con la Storia), io capivo tutto. Probabilmente grazie al fatto che Lei sapeva spiegare, perché semplicemente non spiegava. Ti raccontava, ti appassionava, ti spingeva dentro a quella Storia di cui parlava.
L'esame di Storia medievale che ho dato all'università, due anni e mezzo fa, è stato un po' un ostacolo. Il Cristianesimo mi ha mandata un po' in crisi, con la quantità di Papi, di ordini monastici..e poi il corso monografico sul bolognese Liber Paradisus, documento, comunque, di straordinaria importanza. Con la ricercatrice, spalla destra della professoressa titolare di cattedra, che ci raccontava la sua gioventù chiusa negli archivi a "ricercare" (chiusa sul
serio: la parte più divertente del racconto era il momento in cui lei e una sua amica di studi riuscivano a farsi chiudere, la notte, dentro l'Archivio di Stato, nascondendosi nei bagni).
Sarà stato, forse, in quel momento che ho scelto di donare la mia vita a un laureato in Storia, che mi ha insegnato come ricordare, come imparare.
Facendomi superare brillantemente l'esame.


La morale della favola è che senza conoscere la Storia non si può pretendere di conoscere molto altro. Perché, d'altra parte, la Storia siamo noi, la Storia è quello che l'uomo è stato, e un monito per quello che sarà.

sabato 5 febbraio 2011

God Save The King

Al post scritto sui film che mi sono piaciuti negli ultimi anni c'è da aggiungere il film che mi è piaciuto oggi: Il Discorso del Re.
Attori in perfetta armonia tra loro, con ruoli perfettamente ripartiti, senza pestarsi i piedi l'un l'altro. Un ottimo Colin Firth, che del resto a me piaceva pure ne Il Diario di Bridget Jones, quando pensavo che uno come Mark Darcy sarebbe stato il tipo d'uomo che avrebbe fatto al caso mio.
Una bella e brava Helena Bonham Carter, sagace e intraprendente, e così donna, non eccessivamente rotonda e completamente confortante.
Un Goeffry Rush che si merita tutta la nomination all'Oscar, ottenuta per questa interpretazione. E si meriterebbe anche di vincerlo, questo Oscar.. essendo semplicemente m e r a v i g l i o s o! Così tanto che non oso nemmeno immaginare cosa sia vedere un suo spettacolo teatrale.
Insomma, uno dei pochi film che valga la pena vedere.
La famiglia reale inglese vista sotto una luce che oggi non conosciamo.
Uno spaccato di storia non già masticato e rimasticato. Insolito, capace di farci uscire dal cinema più allegri e soddisfatti.

Consumo consapevole

Anche se è un aspetto che mi incuriosisce e mi affascina, ogni volta che svolto l'angolo dell'ex mattatoio testaccino, mi chiedo come mai la CAE sia "trattata" in quel modo.
Dove CAE sta per Città dell'Altra Economia.
E dove quel modo sta per l'essere circondata dal totale degrado.
Eppure il complesso equo/bio/solidale è assai confortevole, nuovo, ben tenuto. Ha un BioBar con tavolini all'aperto, di fronte a giochi per bambini, in uno spiazzo dove batte sempre il sole.
Questa città nella città sia un posto interessante da frequentare.
C'è una libreria, un market biologico con frutta e verdura fresche a prezzi più che competitivi (a Roma non ho trovato altri posti in cui pagare così poco questi articoli), un BioRistorante, un negozio equo-solidale.
E' ottimo da frequentare nelle giornate di sole, quando si ha qualche mezz'ora da "perdere" e da dedicare al relax: là c'è un vero silenzio.
Solo che non capisco perché non se ne parli, non sia pubblicizzato, non sia ben evidenziato.

Non capisco perché intorno ci sia lo schifo.
Di fronte, al di là del piazzale su cui affaccia, c'è un punto di ritrovo per extracomunitari.
Ben vengano gli extracomunitari. Ma loro sono di quelli che si ubriacano e basta, tutto il giorno, rendendo quel posto un cumulo di immondizie varie.
Ciò non toglie che sia un'isola felice, che ho trovato per caso e nella quale mi reco volentieri. Aspettando il tempo in cui Clara potrà andare a divertirsi sul dondolino rosa nel piazzale, mentre la guardo dai tavolini del bar.

Figli delle stelle

In genere non mi piacciono gli oroscopi, anche se spesso i tratti del carattere del segno vengono descritti abbastanza bene.
Ce n'è solamente uno che leggo settimanalmente: quello di D di Repubblica, quello di tal Marco Pesatori (a pagina 150).
Mi piace perché è il meno banale, tra i tanti.


E, allora, questa settimana il sagittario è trattato così:
Siete fatto di pasta di semola di grano duro, ma digeribili, gustabili,
cotti in ogni situazione al punto giusto. Ogni variazione di sugo la accettate. Deliziate il palato, ma fate bene anche alla mente, perché la vostra parola si accorda con il cuore e il cervello, modula il vigore che in passato a volte risultava esagerato. Invitanti.
Non vi scuocete davanti ai bollori della quotidianità folle, non vi sciogliete per fiumi di emotività. Tenete in pugno la realtà.
Anche la terza decade, di recente alquanto provata, si libera da noia e abitudine.
Senza abbattere l'edificio della moralità, accoglie la variazione, plaude il colpo di scena.


Mi piace pensarmi come un piatto di pasta. Rigorosamente al dente e non troppo fumante.
Il condimento è a discrezione del mio amore, ché spesso il mio umore dipende dal suo.
L'unica cosa che non indovina, il Marco Pesatori, è il non vi sciogliete in fiumi di emotività.
Questa parte devo ancora smussarla. Perché la mia emotività è antipatica e spigolosa. Non è piacevole sbatterci contro, nemmeno per me. Talvolta irrompe nel triangolo di realtà che mi sono costruita, e da fastidio.
Per il resto, di semola di grano duro ne ho giusto un pacco, appena iniziato da zio Carlo la settimana scorsa, che ci ha fatto le frittelle sarde.
Ora, con la restante semola, mi toccherà farci una pasta fatta in casa, per colpa dell'oroscopo che me la tira in ballo.

venerdì 4 febbraio 2011

Mentre l'umidità ti entra fin dentro il midollo-Venezia

Perché Venezia è la città delle maschere e di quel carnevale che mi è sempre sembrato troppo elegante. Venezia è la città dei canali, la città in cui cammini e non hai la macchina.
E' la città di chi studia Lingue orientali. E' la città dell'acqua alta, dei campi, una delle città del cinema italiano. E' la città di Vittore Carpaccio, è la città di Casanova.
La città della Biennale.
La città di chi ha la maglietta a righe e rema, rema e rema.
E' la città del Bellini, quello da bere e quello da vedere.


Venezia è questo e molto altro.
Ma la mia idea della città è legata solo a un maggio molto caldo,
a una quantità di coca e rum e a una notte sul terrazzo della nostra camera al Carlton Gran Canal.
Una delle nostre notti più belle.
Mario.

In principio era la foresta

L'Amazzonia.
Una delle cose che mi ricordo del mio essere bambina è, senza dubbio, il mio voler far parte di una tribù amazzonica.
Il libro della giungla, il cartone animato Disney, ha avuto un'influenza notevole su di me. E se si conta poi che dai cinque anni in su, per un bel po', ho portato i capelli alla Mowgli, si può parlare di una vera e propria immedesimazione.
Con la differenza che Mowgli è indiano, mentre io volevo andare in Amazzonia.
Non so perché, ma per diversi anni sono stata certa di questa cosa. Volevo andare via da Forlì per vivere nella foresta amazzonica.
Quando arrivò internet in casa, la prima cosa che feci fu pianificare il mio viaggio verso quelle foreste.
Ero affascinata dalla vita vissuta a piedi nudi sulla terra, con un panno legato intorno alla vita e poco altro. Volevo arrampicarmi sugli alberi.
Ovviamente non se n'è fatto più nulla.
Quindi, ora, mi auguro anche io che loro possano continuare a viversene in pace, nel modo e nel mondo incontaminato che li ha circondati fino a oggi.

Una piccola vacanza

E va bene, quando vengono i miei a trovarmi a Roma c'è una cosa che mi piace particolarmente: posso anche permettermi di non sentire, nel sonno, mia figlia che piange.
E' proprio un sollievo pensare a come mi senta più libera di riposarmi, sapendo che tanto ci pensano loro, se dovesse svegliarsi e piangere. La vivo come fosse una piccola vacanza, anche da me stessa.
Ogni tanto ci vuole.
Se no, poi, mi ritrovo come l'altra notte, ad allattarla ai piedi del suo lettino, mentre probabilmente stavo dormendo da in piedi.
Che, poverina, è tanto buona ma, la notte, sembra che il suo pancino diventi una voragine, e mangia, mangia, mangia...


Sorge spontaneo un dubbio: da chi avrà preso?
Mario, ti amo.

Tra pazzia e saggezza

Ci si meraviglia delle anguille che, in preda alla fregola, attraversano gli oceani;
ma l'uomo, sempre per lo stesso motivo, fa di più, molto d più.
Uno spara e ammazza per gelosia.
I baci si alternano agli insulti, gli amplessi alle minacce.
Togliete dall'amore la pazzia, vale a dire me, e crollerà tutto.
Delle donne mi preoccupo di meno, perché mi sono talmente devote, che non c'è alcun bisogno di influenzarle a mio favore.*

Ah, quanto è dolce farsi dominare dall'amore, inganno della natura.
*: Schopenhauer, Metafisica dell'amore sessuale

mercoledì 2 febbraio 2011

Concerto volante

Oggi mi sento animalista.
Anche se i gabbiani, pur essendo simbolo di libertà, mi fanno un po' paura.
Il loro canto mi piace.

Sentimento animale

Com'è bella, pur nel dolore, quella mamma scimpanzè che osserva il figlioletto di 16 mesi morto. Lo tocca, lo gira e lo rigira, non lo lascia un attimo. Non sa perché non si muova più.
Chissà, forse anche loro diventeranno uomini, un giorno.
Spero per loro di no.
Mi auguro che sia l'uomo a ricordarsi, più spesso, di essere un animale lui stesso.
E che ritrovi, al più presto, quella che era un'innata e genuina semplicità.

martedì 1 febbraio 2011

Politica-mente

E' che in Italia c'è questo clima, neanche troppo sano, che Crozza riesce a rendere bene.
Guarda come ti racconta Bersani, Casini, Berlusconi & Co.
C'è questo clima per cui, alla fine, nonostante tutto, questo tutto ci diverte pure.