sabato 5 febbraio 2011

Consumo consapevole

Anche se è un aspetto che mi incuriosisce e mi affascina, ogni volta che svolto l'angolo dell'ex mattatoio testaccino, mi chiedo come mai la CAE sia "trattata" in quel modo.
Dove CAE sta per Città dell'Altra Economia.
E dove quel modo sta per l'essere circondata dal totale degrado.
Eppure il complesso equo/bio/solidale è assai confortevole, nuovo, ben tenuto. Ha un BioBar con tavolini all'aperto, di fronte a giochi per bambini, in uno spiazzo dove batte sempre il sole.
Questa città nella città sia un posto interessante da frequentare.
C'è una libreria, un market biologico con frutta e verdura fresche a prezzi più che competitivi (a Roma non ho trovato altri posti in cui pagare così poco questi articoli), un BioRistorante, un negozio equo-solidale.
E' ottimo da frequentare nelle giornate di sole, quando si ha qualche mezz'ora da "perdere" e da dedicare al relax: là c'è un vero silenzio.
Solo che non capisco perché non se ne parli, non sia pubblicizzato, non sia ben evidenziato.

Non capisco perché intorno ci sia lo schifo.
Di fronte, al di là del piazzale su cui affaccia, c'è un punto di ritrovo per extracomunitari.
Ben vengano gli extracomunitari. Ma loro sono di quelli che si ubriacano e basta, tutto il giorno, rendendo quel posto un cumulo di immondizie varie.
Ciò non toglie che sia un'isola felice, che ho trovato per caso e nella quale mi reco volentieri. Aspettando il tempo in cui Clara potrà andare a divertirsi sul dondolino rosa nel piazzale, mentre la guardo dai tavolini del bar.

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