sabato 12 febbraio 2011

Famiglie come patchwork

Trovo repellente l'articolo che appare oggi su D di Repubblica (pag. 72) dal titolo <4 mamme (e 1 papà) per due "framelli">.
I due "framelli" (parola già nauseante di suo) sono due bambini concepiti grazie agli ovuli di una donatrice, fecondati, poi, nelle pance di due donne diverse e, ora, figli di una coppia che non poteva avere figli per problemi di fertilità. "Framelli" perché sono fratelli e quasi gemelli.
Premetto di non condividere nemmeno lontanamente l'idea che, se a quarant'anni si scopre di volere un figlio ma non lo si può avere (vuoi per problemi di salute, vuoi per mancanza di partner, vuoi per sterilità), si possa ricorrere a tutte queste novità scientifiche per cui la vita è diventata a comando. Non lo condivido perché mi pare una forzatura, una slealtà nei confronti di un destino, un rinvio di responsabilità, un atto di estremo egoismo.
Egoismo che ritrovo clamoroso nelle parole di Melanie, la donna che ora è "madre" di questi due "framelli".
Melanie che si rammarica del fatto che, di questi tempi, negli Usa, per colpa dei metodi anticoncezionali e dell'aborto, il numero di bambini disponibili per l'adozione sia crollato.
Già parlare di bambini disponibili mi pare mancanza di rispetto. E' come dire: <Sai, sono andata all'Ikea per comprare un letto, ma il modello che cercavo io non era più disponibile>. E lo trovo semplicemente disgustoso.
Capisco il desiderio della maternità, ma quando più medici (e i fatti, perché questa coppia ha provato circa sei cicli di fecondazione assistita, andati a finire male) ti dicono che il tuo corpo non può avere figli, ne devi prendere atto.
E Melanie ne ha preso atto, nel modo in cui io non credo dovrebbe essere concesso.
Si ribalta la vita, in questo modo. Sempre sulla scia del tutto è permesso.
E non funziona così, o perlomeno non dovrebbe.
Melanie, che aveva sperato di rimanere incinta di due gemelli, durante le cure per la fertilità, perché le piaceva l'idea che suo figlio crescesse con un coetaneo.
Ma chi è a parlare? Una donna che desidererebbe amare suo figlio (che non può avere e rincorre ad ogni costo) o un'individua viziata cui piace l'idea di dirsi madre?
E, tra l'altro, in questa sua speranza gemellare, era stata confortata dai dati dell'Industria della fertilità.
L'industria della fertilità. Cosa sarebbe? Un mercato? Fa venire i brividi, nient'altro.
Attraversando tutto questo, la povera Melanie è attraversata anche dal pensiero che l'ultima spiaggia, l'unica ai loro occhi possibile, di usare una donatrice d'ovuli e due gestatrici (vi dico solo che gestatrice non è nemmeno riconosciuto dal dizionario di scrittura del pc, che mentre scrivo lo segnala come errore) sia un'idea arrogante, dice: 
<come se avere figli fosse un mezzo per appagare la vanità, o una produzione industriale da appaltare>.
Brava, aveva centrato il bersaglio. Poi, però, è andata avanti comunque. Perché?
Perché, dico io, non pensiamo, tutti, al discorso adozioni come all'unico possibile per "sfamare" chi ha questa fame di essere genitore?
Ci sono così tanti bambini nel mondo che hanno bisogno di un aiuto. Veramente non sarebbe possibile semplificare la burocrazia relativa, che mi rendo conto doventi, talvolta, sfiancante? Non è anche più bello? Non può essere, quello, il vero gesto d'amore?
L'adozione. E' un discorso che mi ha sempre interessata. Tanto che, fosse per me, un fratello/sorella di Clara sarei ben felice di adottarlo.


Melanie parla, poi, delle donne trovate come gestatrici. Questa parte me la risparmio dopo aver letto che le donne da loro trovate sono di quelle cui piace l'idea di essere incinte, pur avendo una loro famiglia, nel loro caso tre, quattro figli, un marito, un lavoro.
Perché una donna dovrebbe rimanere incinta e partorire il figlio di altri?
Cosa vuol dire che "piace l'idea d essere incinta"? E' qualcosa di curabile?


Va bene che il corpo è mio e me lo gestisco io, va bene l'emancipazione e la libertà femminile, ma questa è un'esagerazione.
Tutto questo è ridicolo.
Come dicevo oggi con Mario, non è nemmeno una cosa su cui discutere.



2 commenti:

  1. Trovo che certe scelte siano fondamentalmente super egoistiche. la natura ha creato dei cicli perfetti che si auto regolano garantendo la sopravvivenza e prosecuzione di ogni specie animale e vegetale. L'uomo sta andando contro tutto e contro tutti a suo discapito, acceccato dal potere di poter avere sempre e comunque ciò che desidera. L'etica è la morale fanno sempre meno parte di noi enon ci rendiamo conto di quanto male si faccia a noi stessi e alla nostra specie...e quando lo capiremo sarà sempre tropo tardi per poter rimediare. Confido solo nella possibilità di insegnare ai nostri figli il rispetto per la vita e delle sue regole, vanno bene la scienza e la ricerca ma a tutto c'è un limite oltre il quale sarebbe bene non andare!

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  2. Infatti, la natura ha i suoi cicli che sono convinta vadano rispettati, senza forzature o interventi.
    Ma c'è questo aspetto dell'uomo, nel nostro tempo, per cui si crede di poter fare qualsiasi cosa attraverso la scienza.
    Non è così..ed è drammatico che non lo si capisca

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