lunedì 31 gennaio 2011

Infanticidi

Non vorrei essere considerata medievale o addirittura nazista, ma questi dati mi sembrano davvero un chiaro segnale di bisogno. Proporrei perizie psichiatriche obbligatorie, almeno per chi ha a che fare con bambini, se non per tutti.
Almeno che inducano a pensarci due volte, anziché agire a sproposito.
Cioè, uno ogni venti giorni è troppo, assolutamente troppo.
Poi non se ne parla o lo si fa passare quasi per normale, che altrimenti Vespa finisce gli argomenti e il plastico del suo cesso non è interessante.

Non vedo l'ora che Clara cammini

C'è come un codice della strada silenzioso tra chi passeggia  con passeggini e carrozzine.
I bambini si scrutano a vicenda e osservano i passeggini altrui.
I genitori, a loro volta, guardano i bambini di chi incrociano e, poi, ne osservano il genitore, con il sorriso di circostanza di chi pensa "sì, bellino..ma non c'è confronto con il mio".
E' una cosa imbarazzante, talvolta.
C'è una mamma che mi piace incontrare (e mi capita di incontrarla spesso dalle parti di via dei Coronari). I suoi figli sono tre, tutti uguali a lei. E lei è bellissima.
Poi, però, può succedere anche di vedere una bambina carina, alzare lo sguardo sul genitore e notare che a portare il passeggino è il papà-ministro Rotondi, un po' meno bellissimo della mamma che mi piace incontrare.
Anche per questo non vedo l'ora che Clara cammini con le sue gambe..

Viale dei Bambini

Non c'è troppa gente se si conta che meraviglia di giornata è oggi.
Abbiamo incontrato nuovamente Elettra, sull'altalena.
Abbiamo conosciuto Davide, che ha già 15 mesi e prova a fare lo scivolo.
Dopo aver passeggiato a lungo, Clara ha deciso di fare la bella addormentata nel parco e io, "svenuta" su di una panchina al sole, mi sono arrovellata sulle vicende e sul dolore di Tullio Hermil, non riuscendo in alcun modo, comunque, a compatirlo.


Lasciando l'oasi verde, mentre scendevo verso casa, ho deciso che il vizio di Clara, il premio alle sue buone condotte, quello del "sei stata brava! Allora oggi ti meriti...", sarà il parco. Dove, comunque, ho intenzione di portarla anche tutti i giorni, se il tempo lo permette.
Mi piacerebbe che si appassionasse molto alle ore trascorse sull'erba. Così tanto da poterle utilizzare anche nella punizione: "oggi hai fatto i capricci, allora niente parco!".
C'è proprio tutta un'altra aria.

Summertime


E, però, mi ricordo che mio cugino Luca la suonava con il saxofono..ed era meglio!

domenica 30 gennaio 2011

"Il cinema è solo una moda passeggera" C. Chaplin

Mentre guardo l'Inter, che fortunatamente vince grazie a un rigore che non c'è, penso ai film che mi sono piaciuti in questi ultimi anni.
Me ne vengono in mente pochi.
Senza dubbio vince Angel-A, di Luc Besson. Una sorta di dramma in bianco e nero, lungo ma memorabile.
Poi ricordo Il cane giallo della mognolia, anche se, quando l'ho visto, in sala eravamo in tre, e non credo sarà stato visto da molta altra gente. A me è piaciuto molto. Se non altro per la capacità di farti sentire parte integrante delle desolate lande mongole.
C'è Louise-Michel, con Yolande Moreau, che è così brava, ma così brava e commovente che altre attrici non mi vengono in mente al suo pari, oggi.
Il piccolo Nicholas e i suoi genitori è una commedia splendida. I bambini che vi recitano sono uno meglio dell'altro e, mi auguro, saranno a breve le nuove star del cinema mondiale.
E poi boh.
Gli altri filmoni cui siamo ogni anno costretti, come Avatar, 2012 & co., sono film che non mi piacciono.
Quando siedo in sala, oltre che un bel vaso di pop corn, mi piace cercare e trovare un'intimità, un tocco personale nella pellicola, la trasposizione di uno stato d'animo. Cose che nei kolossal non ritrovo, mai.
Sarà per questo che stamattina, mentre appena svegli Mario caricava su youtube il videomontaggio della telefonata di Berlusca a L'Infedele con Verdone in Compagni di scuola che risponde, ho pensato che sì, preferisco mille e mille volte qualsiasi Carlo Verdone a un qualsiasi Jack Gyllenhaal.

Gli afgani

In via delle Coppelle (ovviamente a Roma) c'è il Caffè Universale, che io e zio Carlo frequentiamo quasi quotidianamente per il caffè postprandiale e la rilettura (attardata) dei quotidiani.
E' un bel bar, di quelli che, se zio Carlo non mi ci avesse introdotta, avrei quasi avuto timore a cominciare a frequentare da sola.
Ha un'ampia zona spa, nel suo retro, l'Acanto, che è niente male.
Insomma, al Caffè Universale mi piace da morire accompagnare il caffè con uno dei loro buonissimi biscottini afgani: un concentrato cioccolatoso che è la fine del mondo.
Allora ho cercato la ricetta su internet..ne ho trovata una di cui mi sono fidata e, in un certo senso ho fatto bene: l'ho sperimentata e il risultato non ha avuto nulla a che vedere con i biscottini del Caffè Universale, ma è stata utile a sfornare i più buoni biscotti al cioccolato che io abbia mai mangiato!!
La ricetta che ho usato:
per i biscotti
180 gr di burro
100 gr di zucchero
180 gr di farina
60 gr di cacao in polvere
200 gr di corn flakes sbriciolati
per la glassa
125 gr di zucchero a velo, 4 cucchiai di cacao in polvere, 2 cucchiai d'acqua bollente
Procedere così: preriscaldare il forno a 180°, fondere il burro a bagnomaria e amalgamarlo con lo zucchero, fino a ottenere una crema omogenea.
Quindi unire, per gradi, farina e cacao.
Aggiungere poi i corn flakes e, se l'impasto risulta troppo corposo e faticoso da mescolare, aiutarsi con due cucchiai di latte.
A questo punto formate delle palline con le mani e mettetele su una teglia/placca da forno ricoperta di carta da forno.
Cuocete per 15 minuti e lasciate, poi, raffreddare del tutto.
Nel frattempo preparate la glassa che metterete sui biscotti:
mescolate lo zucchero a velo e i cucchiai di cacao in una ciotola, aggiungendo l'acqua bollente fino a ottenere un impasto cremoso.
Spalmatene un cucchiaino su ogni biscotto (freddo!). Potete arricchire il tutto con una mezza noce o nocciole sbriciolate, da adagiare sulla glassa... ne verrà fuori una delizia!


Et voilà!

sabato 29 gennaio 2011

The Social Network

Io e Mario abbiamo visto The Social Network.
Il film che racconta la nascita di Facebook.
Il regista è uno di quelli che piacciono a Mario: resosi noto alle cronache per aver diretto Seven, a "soli" 33 anni, e pochi anni dopo Fight Club.
The Social Network è, di fatti, un film girato molto bene, pur non vantando un cast di fama come per i precedenti film.
La storia è quella che, ormai, più o meno tutti abbiamo sentito raccontare. Tutti ne hanno parlato e ne parlano, e (quasi)tutti ne fanno parte (del social network in questione).
C'è Mark Zuckerberg, il genietto dei giorni nostri che, con la sua idea di rete sociale, ha provato a smontare il numero di Dunbar (per me non c'è riuscito.. sarebbe come dire che conosco tutte le poesie di Pascoli a memoria, anche se le recito con il libro in mano e leggendo).
Il ragazzo, ad ogni modo, ha avuto un'ottima idea, anche se gli amici che lo hanno aiutato e, spesso e volentieri, hanno avuto compiti più tecnici dei suoi, passano un po' per i figli della schifosa. Soprattutto se si tiene conto che Zuckerberg, questa idea del FacciaLibro, l'ha praticamente rubata a chi, conoscendone l'ingegno, gliel'aveva commissionata (se pur ristretta all'ambito universitario).
Oggi Facebook ha "cambiato" la socialità, la società e, soprattutto, la vita di Zuckerberg in meglio e quella degli adolescenti in peggio.
Morale della favola: 1) Zuckerberg è intelligente e antipatico. Deve queste due componenti alla suo essere geniale. Ma lo è in quel modo per cui risulta anormale, paradossalmente asociale, malato, disturbato, incapace di condividere qualsiasi cosa. Almeno da quel che si evince guardando il film, non ne esce certo bene.
2) Da parte mia, mi auguro che quando mia figlia userà la rete, Facebook non esista più.
Ma questo resta un sogno impossibile..è più probabile che si ritroverà ad armeggiare qualcosa di molto peggiore.

venerdì 28 gennaio 2011

Il Pancotto

Oggi ho cucinato il pancotto, piatto della cucina povera toscana (da non confondere con la rivisitazione pugliese, che è un'altra cosa) e che è, per me, piatto legato all'infanzia.
A casa dei miei genitori non si è mai buttato via il pane vecchio (e secco), per farne poi il pangrattato e, appunto, il pancotto. Soprattutto mio babbo è specializzato, tutt'ora, nella sua preparazione..gli è sempre riuscito molto bene!
Allora io, che da qualche tempo tenevo da parte il pane vecchio, questa mattina mi sono decisa e l'ho preparato per la prima volta.
La ricetta è questa e va bene per sei persone:
800 gr di pane rafermo,
mezza cipolla,
500 ml di polpa e 200 ml di passata di pomodoro,
5 salsicce
3, 4 bicchieri di vino bianco da cucina,
sale, olio e spezie q.b.


Ho messo a bagno tutto il pane raffermo in acqua, per una ventina di minuti, affinché si ammorbidisse bene.
In una pentola ho fatto soffriggere la cipolla, tagliata grossolanamente, nell'olio. Ho aggiunto le salsicce spezzettate e le ho fatte cuocere, aggiungendo un po' del vino per insaporire.
A cottura delle salsicce quasi ultimata ho aggiunto tutta la polpa.
Ho messo un pizzico di pepe e uno di paprika dolce.
Ho fatto bollire per un paio di minuti e ho aggiunto, quindi, tutto il pane.
Dopo aver mescolato ho aggiunto due bue bicchieri d'acqua e la passata, continuando a mescolare.
Ho aggiustato di sale e pepe.
Dopo qualche minuto ho aggiunto i bicchieri di vino bianco e ho fatto cuocere a fuoco medio per venti, trenta minuti.
Ed ecco qua...




BUON APPETITO!!

giovedì 27 gennaio 2011

Lauree

A forza di passare quotidianamente davanti alla sede romana dell'ISIA, a Piazza della Maddalena, oltre che a venirmi voglia di gelato di San Crispino, mi viene quasi voglia di reiscrivermi (dopo l'esperienza faentina non portata a termine) e fare la designer con due lauree.

Sfiorisce l'inverno

Sono giornate un po' statiche queste.
Per fortuna, ogni tanto ce n'è bisogno.
Anche se quando arrivano, poi, me ne stanco subito. Perché ho sempre questa voglia di fare un imprecisato qualcosa.
Devo finire la tesi, scriverne note e bibliografia, impaginare tutto al meglio.
Basterebbero due ore di sonno di Clara al giorno.
Ma stamattina, per esempio, c'era il sole..e allora l'altalena del Parco di Villa Borghese mi è sembrata un'idea irresistibile. Per farla divertire un po' di più, per farle fare conversazione con Elettra e Carlotta, amichette occasionali da parco, in queste giornate di semi-primavera.
Perché, ammetto, mi sono sentita in vena di uscire senza cappotto, e prendermi tutto il timido calore di una giornata che, veramente, parla del fiore di cristallo invernale che va sfiorendo.
E' questa la mia immagine di Inverno. Somiglia al fiore de La Bella e la Bestia, ma in questo caso deve sfiorire affinché torni il bel tempo.


La staticità dà, comunque, i suoi frutti, ed è tale da non far diventare statico pure il pensiero. Mi sono interrogata sulla bellezza, sul corpo, su questi tempi infami. Tempi in cui tutto si è fatto carne e il verbo, insieme alla ragione, sembrano essersela data a gambe levate.
Del pudore non parliamo nemmeno. Siamo così disinvolti che è probabile non riuscire più a trovare il vocabolo nemmeno nel dizionario.
Non è un bene.
Lo dico seriamente. In questi giorni, televisioni e giornali mi hanno preoccupata più del solito. Sono preoccupata per mia figlia, per la schifezza attorno alla quale sembra dover crescere.


Ora che il sole sembra aver dato il suo meglio, per oggi, il "nuovo" bar/libreria Fandango è il posto giusto in cui far sera, scarabocchiando digitamente su questi tasti.

martedì 25 gennaio 2011

Parentele?

Ho fatto la spesa al mercato multietnico Esquilino.
Poi sono tornata a casa a piedi. Ho attraversato Piazza Vittorio che, nonostante i tantissimi negozietti tutti uguali aperti da cinesi (e che nessuno mi toglierà dalla testa celino al loro interno bische e bordelli), rimane sempre una delle sette meraviglie di Roma.
Poi, percorrendo via dei Fori Imperiali e passando davanti all'entrata della mostra su Van Gogh mi sono interrogata:
ma sarà un caso, pensavo, che i due Vincent si somiglino così tanto?
Van Gogh e Cassel, intendo.

lunedì 24 gennaio 2011

Dentini

-Dai Clara che ti metto il gel per la bua ai dentini. Apri la bocca.
 Uh! Ma si sente una puntina dura.. Non sarà mica uno di loro!?

-Dai, tira indietro la lingua che voglio vedere...
 Su, brava, così!
 ECCOLA qua!!! E' proprio la puntina del primo dentino!!
 L'ho vista!!!!!!!


Sono emozioni, le più grandi che si possano immaginare.
Ti ringrazio anche per questo batuffolino mio.

Ultime cronache

E allora, le brutte notizie di questi ultimi giorni, oltre all'ennesima riprova della naturale (ahimè e ahinoi) pochezza umana, sono che la microscopica Coop romana, alle spalle di Castel Sant'Angelo, sta per chiudere.
Lo riferiva, qualche giorno fa, la cassiera (disperata) a due amiche che erano passate a salutarla sul posto di lavoro.
Diceva che "è arrivata nel fine settimana una lettera di licenziamento a tutti i dipendenti, per chiusura dell'attività".
Ed è proprio un peccato, ho pensato io. Un po' perché mi sembra incredibile che a Roma non esistano punti Coop degni di questo nome: il piccolo spaccio in questione, infatti, è l'unico in zona centrale. E non ne capisco il motivo.
Anche perché la concorrenza con le altre catene di supermercati, di cui Roma è oberata, la vincerebbe a occhi chiusi. Non c'è paragone per rapporto qualità/prezzo.


Altro cruccio non meno rilevante, oltre al sentimento di compassione che la cassiera disperata ha suscitato in me, è che non saprò più dove trovare: a) il patè di pomodori secchi, b)il patè di carciofi, c)i pomodori secchi sott'olio.
Tutti ovviamente a marchio Coop (linea Fior fiore), che sono quanto di più buono e delicato si possa immaginare di mettere sul pane abbrustolito.


Le notizie positive, invece, sono che sto trovando Roma particolarmente "deserta".
Ed è sempre un piacere passeggiare senza confusione intorno, prendere il caffè alla Tazza d'oro senza paura di dare borsettatte per sbaglio a qualcuno nella calca, curiosare alla Feltrinelli, munite di passeggino, senza paura di far crollare le pile di libri per colpa di qualche manovra sbagliata.
Oggi c'è pure il sole! E tutto sembra, comunque, migliore.

sabato 22 gennaio 2011

I Beati Paoli







Mi hanno sempre affascinata.
E, forse, visti i tempi correnti, sarebbe giusto e sarebbe il caso che tornassero tra noi.
Vedo la setta come una sorta di Robin Hood del mistero.

venerdì 21 gennaio 2011

Piccoli topini crescono

Nell'ultima settimana Clara è diventata grande. E' cambiata molto e cambia in continuazione, quotidianamente.
La vedo cominciare a capire cosa le si dice, cosa le avviene intorno, i miei cambi d'umore. Ed è tutto bellissimo.
Non c'è altro modo per definire le sue espressioni, gli sguardi attenti di chi ascolta mentre le si parla, o mentre io e suo padre parliamo tra noi. Lei non si lascia scappare una virgola di quello che si svolge nel suo raggio d'attenzione.
Commenta e dispensa i suoi pareri con i primi "mbè", "mbà", "bàbà". Facendo sembrare tutto così interessante, aiutando anche me a riscoprire le piccole, piccolissime cose.
Oggi ha "mangiato" il suo primo biscottino, grazie alla bella invenzione the nibbler, una retina che le permette di succhiare gli alimenti, se messi al suo interno, adesso che è ancora sprovvista di dentini, senza il pericolo di affogarsi.



Modern Times

Odio la rete, odio internet, odio facebook, odio le email, odio i cellulari, odio i blog.
Sì, persino il mio.
Mi sento una di quegli anziani che, giustamente, dicono che il progresso ha portato e porterà solo guai e dolore.

giovedì 20 gennaio 2011

E' questione di TIPI

E poi ci sono quegli uomini come Julian Assange (39 anni) e come Sandro Bondi (52 anni).
Mi riferisco a quella categoria di uomini cui non daresti mai gli anni che hanno, ma almeno una ventina in più. 

mercoledì 19 gennaio 2011

Pareri

Che poi, dico, deberlusconizzare va bene, è un buon proposito per gli anni venturi. Ma il mondo rimane pieno di puttane comunque.
E quello che risulterà più difficile sarà debellare queste ultime.
Sembra che molte abbiano scelto di esserlo anche "solo" per hobby. 

martedì 18 gennaio 2011

Yo yo, fratello

Life is no Nintendo game
but you lied again
Now you get to watch her
leave out the window
Guess that's why they call it "windowpane" 


Perché a me piace Eminem, mi piace Rihanna 
e anche Fabri Fibra.
Soprattutto se metto su la musica indossando un cappellino da baseball.

Era meglio aspettare

Una delle cose che ripeto sempre è: se devi fare una cosa così tanto per fare, lascia perdere.
bene. La versione di Barney in versione film può vantare un gran buon cast, e basta.
Giamatti è bravo e Dustin Hoffman è sempre il meglio.
Per il resto non ci sono paragoni. E il film, di un modo così riduttivo, potevano risparmiarselo.
Ma è pure vero che, non me ne voglia Mario, del libro ricordo solo che mi era piaciuto quando, a suo tempo, lo consigliò. E so che è uno dei suoi libri culto.
Non saprei dire altro, se non che il film non tratta per nulla i figli di Barney ed è un peccato.
Non saprei dire altro, se non che mi auguro, alla fine, che Mario non voglia fare troppo il Panofsky.

lunedì 17 gennaio 2011

Di ballo in Canto

Ogni volta che ballo e canto con Clara penso che avrei dovuto approfondire di più.
Approfondire la musica e il ballo, intendo.
Approfondire nel senso che avrei dovuto studiare di più e perpetuare queste due passioni. Avrei dovuto farne un investimento vero.
Anziché lasciare andare tutto così, come se poi un giorno, qualsiasi giorno, avrei potuto riprendere e ricominciare.
Oggi mi piacerebbe poter dire che suono nell'Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia, o che ballo nel Royal Ballet.

Tv

Rai 5 è un bel canale, e mi fa dire che non tutto il digitale terrestre vien per nuocere.
Se la televisione fosse quasi tutta così sarebbe una gran televisione.
Oggi pomeriggio ci sono capitata durante la messa in onda di un magnifico Philippe Daverio che, lungo quella che era allora la GAM di Bologna (era il 2004) a Piazza della Costituzione, ci raccontava la mostra Il Nudo- fra ideale e realtà.
Mostra bella ma non entusiasmante, da quanto mi è sembrato di capire.
Mi ha colpito Schile, che in realtà mi colpisce sempre.
Con  uno qualsiasi di quei corpi magri e molli e bellissimi, afflosciati e avviluppati su loro stessi o l'un l'altro.

domenica 16 gennaio 2011

Sulla povertà minorile in Italia

Sulla povertà minorile in Italia, non a migliaia di chilometri da qui.

Prova d'amore

Vuoi una prova del mio amore?
Le bruschette aglio, formaggio e prosciutto sono una goduria, ne mangerei quotidianamente.
Il fatto che io me ne privi completamente e, se preparo delle beuschette, non venga nemmeno sfiorata dall'idea di metterci aglio è una grande prova d'amore.
Perché tra le due, io, preferisco comunque baciarti.

Il "Regno delle protette"

Chi sa com'è contenta la parte di vicinato di sesso maschile che, a Milano 2, vive attorno al civico 65 di via Olgettina.

Fogli stampati, rilegati insieme secondo un certo ordine e racchiusi da una copertina. Insomma, LIBRI

Ah, amore, ho comprato tre libri.
Un saggio di filosofia esistenziale, perché il tuo modo di spiegarmi il mondo mi piace, ma non è il solo. <Nessuna verità è dunque più certa, più indipendente da tutte le altre e meno bisognosa di prova di questa: che ogni cosa presente alla conoscenza, quindi tutto questo mondo, è soltanto oggetto in rapporto al soggetto, intuizione dell'intuente, in una parola: rappresentazione>


Un'insieme di romanzi di ricerca interiore, delicati e sensibili.
<In principio era il mito. Come il gran Dio aveva portato la poesia nelle anime degli Indiani, dei Greci, e dei Tedeschi, lottando per farle giungere la parola, così seguitava a poetare, giorno dopo giorno, nell'animo di ogni bambino>


Un romanzo "di mezzo", per l'autore che l'ha scritto. Tradotto anche in uno splendido film di Visconti. Tratta la mia figura preferita, quella "al di là del bene e del male".
<Io ero convinto di essere non pure uno spirito eletto ma uno spirito raro; e credevo che la rarità delle mie sensazioni e dei miei sentimenti nobilitasse, distinguesse qualunque mio atto>

Icone

Tutta la manfrina sulla borsa Kelly, che tutti sanno cos'è e se io non lo so passo (addirittura) per una che non si informa, per non sapermi nemmeno dire che deve il suo nome a Grace Kelly che, incinta, vi nascondeva dietro il pancione. Lanciandola, così, nell'ormai lontano 1956.
Ignorante.

venerdì 14 gennaio 2011

Buonanotte, Niger

"Il Niger è continuamente sull'orlo del disastro."
Il Niger ha un paesaggio che viene descritto come lunare. Lonelyplanetitalia.it dice che ha grandi e "nere montagne vulcaniche che dominano verdi oasi, cascate, ecc..".
Peccato che in questo quadro il cambiamento climatico si sia espresso nel peggiore e repentino modo possibile.
Il deserto non si espande sul territorio: lo divora letteralmente.


Da dieci anni il paese attraversa la più grave crisi alimentare del pianeta. Siccità, inondazioni e aumento dei prezzi ne sono causa. Oltre l'80% della popolazione del Niger (12 mln di persone) sono a rischio di malnutrizione. E i finanziamenti, come rivelano i distributori alimentare delle Nazioni Unite, non sono sufficienti.
Considerando, poi, che l'aumento generale dei prezzi dei prodotti alimentari, nel mercato internazionale, ha tagliato definitivamente fuori i paesi poveri del mondo. Operazione che il relatore delle Nazioni Unite sul diritto all'alimentazione, J. Ziegler, ha definito "silenzioso omicidio di massa".
Realmente, la tragedia è la presenza, sulle bancarelle dei mercati, di abbondanti quantità di grano. Alimento che, però, gli abitanti non possono permettersi di comprare.
Ne consegue che quasi la metà dei bambini sotto ai due anni non sopravviverà.


Basta questo, stasera.

Senza parole, l'amore che nasce

Da Venerdì di Repubblica:
Intervistatore: E' sicuro che un ventenne d'oggi si riconosca in questi due ventenni così timidi e "lenti"?
L. Mattotti (autore e disegnatore di Stanze, due corpi, un ragazzo e una ragazza disegnati duecento volte, in vari atteggiamenti) risponde: No, ma lo spero. Credo ci sia ancora voglia di essere lenti nello scoprirsi, di avere tempo per guardarsi anche senza toccarsi, di aspettare che arrivi una sorpresa: da sola, senza forzarla. Il problema, oggi, è che a un certo punto squilla sempre un cellulare.


Ecco, io, con Mario, questo tempo l'ho avuto tutto.
L'ho avuto così tanto che non ricordavo nemmeno di avere un cellulare, o che ce l'avesse lui, mentre eravamo insieme.
(Chi sa dove lo metteva, questo cellulare.. Perché vedendo quanto squilla ora mi sorge il dubbio.)
Insomma, sono in vena di marchette (ovviamente dopo aver espresso il mio disappunto per quelle di Fazio, ieri) leggere questa mini-intervista mi è piaciuto. Perché quei due ragazzi che si amano, si cercano, si abbracciano, si guardano, si addormentano, si svegliano, parlano, litigano, piangono e ridono mi ricordano tanto noi, amore.

Aule studio

Ogni riga di tesi scritta mi succhia energie vitali.
Le biblioteche colme di universitari non sono più roba mia, ormai.

giovedì 13 gennaio 2011

Mentre il mondo non si guarda intorno

Tre giorni fa l'Italia che si sorprende e cade dalle nubi si è sorpresa ed è caduta dalle nubi quando, non per fame ma per un'infiammazione polmonare (in modo comunque indegno) un neonato è morto a Bologna. E' una situazione complicata e grave.
Ma visto lo stupore, peraltro giustificato, credo sia doveroso che ci si ricordi un po' più spesso anche della quantità di neonati e bambini (ovviamente in compagnia dei loro parenti) che ogni giorno lottano per la vita che rischia di essergli strappata per mancanza di materie che noi consideriamo oramai obsolete.
Perché qua stiamo bene, e ci piace impiegare il tempo a discutere di tante cose inutili, di chi viene scopata da Berlusconi, del Festival di Sanremo e chissà se Belen starà ancora con Corona, del canile di Sarah Scazzi, delle tragedie amorose dei vip nostrani, della Tulliani e Fini che vanno in vacanza alle Maldive e spendono una valanga di euro al giorno (ecchissenefrega), di D'Alema che si vestirà ben come vuole lui se ha i soldi per comprarsi il cashemere (l'importante, casomai, è che i soldi con cui se lo compra gli spettino legittimamente, il che vale pure per Fini). 
Mentre ci occupiamo di tutto questo e molto altro, nel mondo (lo stesso mondo in cui ci troviamo anche noi) succedono cose che noi occidentali spesso non possiamo nemmeno immaginare.
Lascia sgomenti anche solo leggere, come sto facendo ora su Vanity Fair, l'articolo di Antonella Napoli, che riporta dal Darfur dati spaventosi. Lì, ogni giorno, sono 75 i bambini che muoiono per malattie o per fame. Per fame.
Se penso agli omogeneizzati che spesso mi ritrovo a buttare via perché Clara (poverina, non è colpa sua) non riesce a finirli, mi sento male.
Sono discorsi che appaiono banali, ma non lo sono affatto se, ancora, nel "solo" Darfur, sono 75 al giorno i decessi infantili per motivi ridicoli, ai nostri occhi.
Non sono banali se un bambino su sette non arriva ai 5 anni di vita. Se, tra gli adulti, in pochi superano la soglia dei 50.


E allora va bene tutto e va bene lo svago,
ma fa bene anche riflettere sul mondo, di tanto in tanto.
Così, ogni sera, prima di andare a dormire, posterò le cifre di un'umanità che non fa il possibile, che non si aiuta abbastanza, che permette che milioni di persone vivano nell'indecenza.
P.s: come quando ero una bambina, piccola, e mi chiudevo in camera mia a piangere dopo aver visto al tg i servizi su una qualche guerra. Piangevo un po' per dispiacere per i poveracci che vi si trovavano in mezzo, e un po' per gratitudine al caso.
Perché è solo un caso se io non ho visto la luce in Sudan ma a Forlì.
E così vale per tutti.

Che barba

Che poi mi viene proprio dal cuore pensare e dire che sto Cetto La Qualunque mi ha, ormai, ancor prima dell'uscita del film che non vedrò, rotto le palle.
A parte che non capisco il motivo per cui l'imprenditore "corrotto, ignorante e amante del sesso" debba per forza essere rappresentato nei panni di un calabrese.
A parte che non trovo, poi, così scandaloso né tantomeno dannoso che qualcuno (anche chi governa o dirige qualcosa) sia amante del sesso, visto che credo sia difficile trovare qualcuno che non lo sia.

Nonostante Albanese mi piaccia abbastanza, smetto di farmelo piacere quando travalica il limite della simpatia e della non ripetitività.

Infine, ma non riguarda solo Cetto La Qualunque, trovo stucchevole lo smarchettamento continuo fatto nei programmi di Fazio, che comunque solo quello sa fare.


mercoledì 12 gennaio 2011

Siete proprio un amore

Sotto casa mia, più precisamente davanti al portone del palazzo a fianco, ogni pomeriggio vedo due ragazzini fermarsi con il casco in  mano. Si fermano cinque, dieci minuti.
Avranno quindici, sedici anni.
No, non sono i picchiatori di Mario.
Sono un ragazzo e una ragazza. Sono lui che riaccompagna a casa lei, in motorino, e la saluta sotto casa, probabilmente con i "suoceri" a spiare dalle finestre, dandole appassionanti e adolescenziali baci da manuale.
Sono scenette simpatiche da guardare, soprattutto in una bella giornata limpida di sole com'è oggi. Sono belle da guardare e, poi, girarsi e dare un bacio al proprio amore rende il pomeriggio più frizzante.
Raccomandabile anche contro principi d'influenza e mal di testa.

So sexy

Trovo che sia tremendamente sexy mangiare sul divano leggendo i Tre saggi sulla teoria sessuale di Freud.

martedì 11 gennaio 2011

Un po' qua e un po' là

A parte che se tutti fossero davvero indaffarati staremmo meglio,
A parte che le scemenze traboccano e non ci stanca mai di ripeterne,
A parte che con tutto il fiato sprecato ci potrebbe andare in mongolfiera l'intera Eurasia,
A parte che le bugie non si dicono, e ce l'hanno insegnato da piccolini,
A parte che le immagini da Google earth almeno prendile giuste, così poi vedrai le zebre,
A parte che la gente si lamenta ma poi non sa fare nemmeno il proprio mestiere,
A parte che vorrei proprio capire cosa ci fate poi, a casa, con quelle tesserine,
A parte che oggi sembra tutto, troppo, normale,
A parte che le cose gravissime sono queste,
A parte tutto questo stasera non voglio avere pensieri.

Parigi, 1

E, quindi, devo parlare di Parigi.
Parigi è una bella città, ma non quanto lo è Roma. Anche se, a dire il vero, giocano i campionati di due bellezze assai differenti.
Parigi, nella sua grandezza, è ordinata e razionale. Tutto sembra molto uguale a se stesso, tutto è molto raffinatamente moderno. Parigi non è una città avanti Cristo, non è medievale, ha poco romanico e "qualcosa" di gotico.
Roma ha tutto questo potenziato n° volte.
Colosseo e Fori Imperiali stanno alle spalle del Vittoriano. Roma ha l'Eur che è costeggiato dalla via Lurentina, via consolare.
Roma ha la bellezza dei vicoli, ha la bellezza del genio italiano espresso nella sua massima possibilità. Roma ha avuto la Chiesa, che nonostante tutto le ha regalato perle di unico splendore sparse per l'intera città.
A parte questo, Parigi a me piace.
C'ero già stata sei, sette anni fa, in gita scolastica. Ed è stato sorprendente accorgermi di come ricordassi e riconoscessi tutto, della facilità con cui, quasi per caso, ho ritrovato rue Fromentin e l'hotel Gisendre, che aveva ospitato il gruppo di barbari che eravamo.
Questo per dire che a Parigi, come del resto nel centro di Bologna, non si perde neanche un bambino. E' tutto dritto, tutto squadrato.


Questi ultimi tre giorni trascorsi nella capitale francese mi sono piaciuti.
Ci hanno riservato piacevoli trattamenti culinari, facendoci capitare nei bistrot e nei ristoranti giusti.
E, allora, farò una sorta di carrellata turistica, raccontandovi che una volta arrivati, per pranzo, siamo stati a un ristorante cinese in rue de Berri, stessa via dell'hotel, Le Pivoine Chinoise. Molto ben curato, con menù sui 20 euro l'uno. Buono.
Nel pomeriggio ci siamo concessi una sontuosa cioccolata con panna in quello splendido locale che è Fouquet's, sugli Champs Elysées. Nove euro a tazza non lo rende il locale da frequentare ogni giorno, ma in una giornata di vacanza ci si va più che volentieri. Non fosse altro che per la bellezza del posto.
Poi, dopo la visita allo store della Hyundai e a quello di Louis Vuitton (pieno di italiani!?), la cena l'abbiamo consumata alla brasserie Le Président, in boulevard Roosvelt.
Io ho mangiato un cosciotto d'anatra con tortino di patate, Mario ha mangiato un hamburger alla Bismarck. Tutto buono, locale spartano, prezzi medi per la zona.



Questo è il day 1. Domani seguirà il resto.

lunedì 10 gennaio 2011

Scrivere, scrivere e scrivere ancora

Stavo pensando a tutto quello che ho scritto.
Perché ho sempre scritto tanto, in gran segreto.
Ho scritto dei temi meravigliosi, quando ero ancora al liceo.
Mi chiedevo, appunto, il destino di tutti quei temi.
Cioè, se io ora volessi rintracciarli, visto che dopo ogni correzione ce li facevano riconsegnare alla professoressa, potrei ritrovarli?


Che fine fanno tutti i temi di tutti gli alunni?

Penso a me, ma anche a noi

Poi c'è la versione stronza, quella da egoista quale so essere.
E' la versione per cui ci rimango male e mi incazzo se qualcuno ferisce (in entrambi i sensi) Mario. Perché gli voglio bene ancora prima di essere innamorata di lui, e la sua vita è diventata la mia, mi appartiene in un certo in senso.
L'egoismo è quello che mi fa pensare a quanto gli/ci/mi avrei risparmiato questa disavventura, per due telefoni che non hanno ancora smesso un minuto di suonare, per una caterva di mail che continuano a arrivare. Tutti auguri di pronta guarigione, tutti gentilissimi, per carità.
E c'è, poi, la miriade di cose che si accavallano nella sua giornata e che mi fanno sentire così impotente e inutile, pensando sempre di dover fare molto di più per aiutarlo.
Non vado pazza per la dimensione pubblica di Mario, anche se è quella grazie alla quale ho saputo della sua esistenza. Non ne vado pazza perché ruba spazio a noi e lo rende spesso scorbutico, nervoso.
E' che vorrei semplicemente dirgli quanto lo amo, ogni giorno di più, anche senza tutto questo circo intorno.

Era cominciato bene il 2011, a Parigi non faceva nemmeno freddo. Poi, però, in via dei Colli Portuensi...

La solidarietà è importante.
E così ringrazio a nome mio e, soprattutto, di Mario quanti ne hanno dimostrata dopo il verificarsi dello spiacevole episodio.
Episodio violento, vile e stupido. Perché la violenza è tale. Ed è da condannare.
Non ho molto altro da aggiungere oltre a quello che Mario ha già ben spiegato sulla sua pagina Facebook.
E ha raccontato tutto molto bene, con la lucidità che il turbamento dell'aver subito un gesto simile avrebbe potuto far venire meno.
Ma, d'altra parte, Mario è Mario.
Questo implica il suo aver due palle di marmo e la capacità di trovare forza sempre nuova, figlia di ogni ostacolo e di ogni gioia allo stesso tempo. Implica il suo avere due figlie splendide che non gli fanno mai perdere il sorriso, nemmeno quando rientra a casa nella notte, con un occhio gonfio, riferendo di essere stato aggredito.
Mario è Mario anche perché ha tutto questo e, come è stato dimostrato, ha un seguito di persone che lo stimano, lo sostengono e gli regalano entusiasmo.


Ho letto, poi, la mail che il padre del ragazzo colpevole ha scritto a Mario.
Sembra una persona perbene, molto dispiaciuta per l'accaduto.
E, dispiaciuti, lo siamo pure noi. Perché il problema è di quel ragazzo, e dei suoi amici, che a quindici anni pensano di poter agire in un modo simile, in un sabato sera come un altro, anziché andare al cinema.
C'è un problema diffuso di educazione, il cui concetto forse sta andando un po' perdendosi nella giungla di questa umanità.
E' un problema che riguarda tutti, nessuno escluso. Adolescenti e adulti.


Poi, essendo stato un fine settimana casalingo, di convalescenza per tutta la famiglia (oltre alle botte prese da Mario c'è un principio di influenza mio e qualche linea di febbre a Clara), ho avuto tempo per pensare a quando si dice di qualcuno che è stupido.
Perché ho pensato che oltre al fattore educazione si debba tenere conto anche di quello stupidità.
Stupidità che è elemento base di quanto accaduto a Mario e anche di tanto altro che quotidianamente ci succede intorno.
Stupidità che, ancora una volta, riguarda tutti e appartiene all'essere umano più di quanto non si pensi. Perché l'uomo si sopravvaluta e non si conosce abbastanza.
Così è anche per al cattiveria, presente e latente in ognuno di noi.


E' brutto quello che è successo. Mi sono spaventata, perciò si immagini quanto possa essersi spaventato Mario. Mi sono rammaricata del fatto che se io e Clara fossimo state con lui probabilmente non sarebbe successo nulla.
Si rifletta tutti sul perché sia potuto accadere qualcosa di simile.
Ho pensato da genitore, forse per la prima volta seriamente.
Perché quando tuo figlio può anche solo pensare di agire così, vuol dire che l'impegno che si è preso mettendolo al mondo è fallito. 

sabato 8 gennaio 2011

Siesta

A parte che siamo tornati dalla Ville Lumière, dove abbiamo trascorso giorni splendidi..
A parte che oggi a Roma non è per niente freddo..
A parte che stamattina, per la prima volta, ho pensato che il danese di Linari fosse buono..
A parte che gli spaghetti gamberi e zucchine che cucino io sono ogni volta più buoni..
A parte che oggi avrei voluto unirmi alla massa in un pomeriggio di curiosità tra i banchi dei saldi nei negozi..
A parte che a Clara è venuta qualche linea di febbre, e pure io non mi sento al massimo..
A parte tutto questo e molto altro, il pomeriggio a poltrire sul divano, di tanto in tanto, è impagabile..

lunedì 3 gennaio 2011

Clara x 2

Non sapevo di aver avuto un parto gemellare.

Auguri e figli maschi

Ecco va', è tutto molto bello.
Però magari non esageriamo.

Voglia di bistrot

E allora domani sarà Parigi.
La prima avvertenza, per noi genitori, è senza dubbio far sì che a Clara, da vero topino qual'è e vista la salivazione che ha quando vede e odora il cibo, non venga in mente di raggiungere Ratatouille al suo bistrot e decida di rimanere con lui a fare il topino parigino cuciniere.

Avanti un altro

Con l'anno nuovo tutti ci deliziano con i loro buoni propositi, da realizzare nell'anno appena inaugurato.
Io non c'avevo mai pensato, non ho mai fatto pronostici o, se li ho fatti, non gli ho mai dato grande importanza, dimenticandomene subito dopo averli pensati.
Ma da Clara è tutto cambiato.
A dirla proprio bene tutto è cambiato con Mario e da quando abbiamo avuto in mente di far arrivare Clara.
Allora, così, tutto è cambiato.
Ho avuto il proposito di rimanere incinta, di "mettere la testa a posto" e di amare adeguatamente il mio uomo. Ho cominciato a prendermi anche un po' sul serio, a volte fin troppo. Ho cominciato a dare importanza alla laurea da conseguire entro i termini, al mantenere le promesse, a partire da quelle fatte a me stessa.


Per questo 2011 il proposito principale è quello di crescere bene Clara, farne una bambina sana ed educata. Ed è un proposito che ricorrerà anche negli anni futuri, il proposito principale, appunto.
C'è la volontà, poi, di continuare a fomentare giorno per giorno il mio rapporto di coppia, anche in una dimensione familiare, questa, di cui mi sono perdutamente innamorata.
E anche questo sarà un proposito buono anche per le annate future, invecchiando insieme.
Perché se è vero che nella botte vecchia c'è il vino buono, sai che brindisi ci faremo alla fine.

Ricordati di me

E mi ricordo anche di lei, signora bella ed elegante con il naso e il cappotto rosso.
Mi ricordo anche di lei che l'anno scorso, al San Camillo, guardava Mario-opera d'arte farsi dipingere la pancia.
Mi ricordo anche di lei, ora che la vedo, trafelata, attraversare Piazza della Pollarola.
Perciò, auguri anche a lei e alla mia infallibile, lo dico senza modestia, memoria visiva.

Stancati ancora, non è un problema

E' vero, sì, che ti amo, che sei bellissima e che sei, pure, simpaticissima.
Ma ti giuro, Clara, che il momento in cui, la sera, verso mezzanotte, ti vedo crollare nel sonno sapendo che per almeno un paio d'ore, e forse tre, riusciremo a dormire anche noi, è il momento più bello della giornata.
Ti vedo proprio crollare, come dopo una battaglia o una corsa sfiancante, esausta, che vorresti ancora pedalare, con quelle gambe, ma ti è divenuto impossibile anche solo tenere gli occhi socchiusi. Riesci a malapena a muovere una mano, tenendo sempre quell'indice dritto, disteso, come San Giovanni Battista.