Visualizzazione post con etichetta vita. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta vita. Mostra tutti i post

lunedì 14 maggio 2012

ASHLEY MADISON.COM, Anche l’infedeltà si fa “social”


“La vita è breve. Concediti un’avventura”.Si viene accolti con queste parole sul sito www.ashleymadison.com, portale americano leader di incontri per persone sposate (e non solo) in cerca di avventure “discrete”, scappatelle e vere e proprie relazioni extraconiugali.

Meccanismo che in Italia potrà rappresentare una curiosa novità e che per più motivi, uno su tutti la presenza della Chiesa cattolica, potrà essere guardato con diffidenza.
Anche se, fino ad oggi, il sito non sembra aver subito mai alcuna “crisi”: partito dagli States e già attivo in oltre 20 paesi nel mondo, Ashleymadison,com vanta cifre di iscritti da capogiro: 14 milioni di persone hanno perlomeno provato ad intraprendere questa “esperienza”.

La piattaforma è appena approdata anche in Italia , così ne abbiamo incontrato il giovane fondatore e CEO Noel Biderman, a Roma per l’occasione.Di seguito la chiacchierata con lui.



giovedì 16 febbraio 2012

La fotografia della vita che conta

Ho scritto queste poche righe qualche giorno dopo aver conosciuto Giada Paolini e le sue opere.
In occasione della sua prossima personale le rispolvero, perché ancora valide.

Giada Paolini è una autoartista. Conio per lei il termine, perché altra parola non sarebbe più giusta.
Questo può essere detto in introduzione al suo lavoro e per raccontare il suo percorso nel campo della fotografia.
Si avvicina al mezzo non prima del 2009, andando a completare da autodidatta un portfolio interamente composto da autoscatti: una raccolta comprendente unicamente fotografie in autoscatto, da leggere in chiave autobiografica. Una raccolta che, quindi, altro non è se non un racconto della sua storia, della sua vita dalla nascita ad oggi (con i suoi venticinque anni) che balla sul filo delle emozioni.
Sono queste, le emozioni, che Giada ha scelto come filo conduttore per raccontare e regalare al pubblico, con il mezzo fotografico, l’ingombrante bagaglio emozionale che porta con sé.
Vi si trovano rappresentati gli stati d’animo che tutti noi, ognuno a modo suo, siamo portati a sperimentare lungo il percorso di vita. Dal dolore alla rinascita, passando attraverso un inevitabile purgatorio.
Giada presta il suo corpo e la sua faccia a questa causa.
Ci si mostra velata negli scatti del dolore, ci si para davanti vestita da dama nella cornice esclusiva di ruderi e rovine, cimiteri e luoghi vacui, vuoti, distrutti, con un passato alle spalle e pregni di storia e vita vissuta. 
"Se si smette di guardare il paesaggio come prodotto dell’attività umana, subito si scopre una quantità di spazi indecisi, privi di funzione sui quali è difficile posare un nome. Questo insieme non appartiene né al territorio dell’ombra, né a quello della luce. Si situa ai margini" ha detto Gilles Clements.
Giada racconta il suo percorso e la sua rinascita anche sfruttando sapientemente sfondi metafisici.
Il riferimento ad opere pittoriche è casuale. Ma insegna quanto, la pittura, possa avere influenza sull'immaginario collettivo. Lungo la sua produzione si scorgono, invece, diversi allacci alla filosofia antica e moderna. Il suo lavoro di artista svolto da un’unica e determinata prospettiva, analizzando l’oggetto della sua arte da uno solo degli infiniti punti di vista possibili, come ci avrebbe raccontato Platone.
E, quindi, la particolarità della sua opera è esattamente il prestarsi, lei stessa, a divenire oggetto delle sue rappresentazioni, facendo emergere i suoi stati d’animo e lasciando che questi, poi, si donino alle più svariate forme di interpretazione da parte di chi osserva.
In secondo luogo, un senso profondo del lavoro di Giada Paolini si riconosce ampiamente nel filone del discorso di Charles Taylor circa l’esistenza di una svolta espressiva (expressivist turn). Pensiero per il quale il cammino di armonizzazione inizia con l’ascolto di una voce interiore, così da riuscire a trovare la propria verità nei propri sentimenti e, attraverso la verità, riuscire ad esprimere noi stessi.
Ecco, l’introspezione e la presa di coscienza di Giada Paolini coincide con l’idea di Taylor secondo cui il Sé, nella sua riscoperta, altro non è che il nucleo del divenire dell’essere umano.
Guardate, immedesimatevi e servitevene tutti: vi ritroverete, attraverso i suoi scatti, nel pieno della vostra intimità, come se veniste colti a sorpresa mentre fate il bidet.
Inaugurerà presso Famiglia Margini, il 3 marzo 2012, la sua prossima personale:
DENTRO L'ANIMA 


sabato 11 febbraio 2012

L'inganno dell'arte, del sistema arte.

Confusione e privazione di senso nell'arte contemporanea

Se si vanno a rivedere le parole di Filippo Tommaso Marinetti all’epoca della stesura del Manifesto Futurista ci si accorge immediatamente che qualcosa di molto grande è cambiato. Non tanto in termini di operazioni artistiche, ma in merito alle figure che ruotano intorno al mondo artistico.
Marinetti, di fatti, era convinto della superiorità della lungimiranza dell’artista, attribuendo allo stesso un ruolo di profeta , in quanto unico ad avere capacità di intuizioni folgoranti utili ad indirizzare la coscienza collettiva.
Ripensare a tutto ciò e farlo calzare al mondo/sistema dell’arte contemporanea non è possibile.
Cosa e quanto sia cambiato è evidente a tutti o, perlomeno, a chi di questo si interessa.
Lo spunto di riflessione mi viene dall’articolo di Jean Clair apparso il 5 febbraio scorso su Repubblica: L’inganno del critico. Articolo nel quale Clair ripercorre le tappe della nascita e dello sviluppo della figura del critico d’arte e della critica d’arte come disciplina.
La critica d’’arte è nata nel 18°secolo, quando le opere d’arte iniziano a non essere esclusivamente rivolte ad una committenza pubblica (“religiosa o principesca”), ma si fanno espressione di un gusto individuale e rivolte ad un pubblico profano. Ed è proprio il momento in cui le cosiddette “Belle Arti” sgombrano il campo in favore dell’arte come “qualità propria ed inimitabile di un individuo che si crede genio” (l’artista, appunto). Siamo intorno al 1750 e, parallelamente all’estetica, in conseguenza ad un’arte-oggetto per il piacere di privati, nascono la critica e il mestiere di critico.
Da lì in avanti il critico si è sostituito al resto, si è fatto interprete della mutezza delle opere d’arte, parlando per loro e, molto spesso, per l’artista stesso.
Si è fatto portavoce (e in taluni casi fautore) di manifesti esplicativi dei vari mari movimenti artistici, dettando regole e programmi (non più iconografici ma frequentemente “politici”). È avvenuto, nel tempo, quello che Clair nel suo articolo dice essere uno stato di “politica esteticizzata ed estetica politicizzata” cui l’artista si è trovato a dover obbedire.
Jean Clair, spiegando uno dei motivi che l’ha portato al “dimettersi” dall’essere critico d’arte, racconta la non troppo lunga vita del suo “Chroniques de l’art vivant”, rivista grazie alla quale ha sperimentato come sia possibile (in linea con l’ormai trito e ritrito McLuhan, il medium è il messaggio) lanciare sul mercato dell’arte nomi e prodotti a propria discrezione: non importa l’oggetto in sé ma la sua esposizione, il valore che si decide di attribuirgli e la pubblicità che gli si riesce a dare.
Clair ha descritto tutto ciò come “esperienza di arti fittizie e mercati ingannevoli”.
Una cosa non troppo diversa era stata detta da Vittorio Sgarbi durante l’intervista del 17 gennaio scorso per il Bollettino dell’Arte, nel corso della quale ha denunciato l’esistenza di una sorta di mafiosità nelle infrastrutture del mercato dell’arte, riferendosi proprio al ruolo giocato da alcuni critici contemporanei  nel condurre l’artisticità nel vicolo cieco del dogmatismo.
Lo stesso Sgarbi, in un articolo uscito su Il Giornale il 2 febbraio, riferendosi alla freschissima nomina di Massimiliano Gioni a direttore della Biennale di Venezia, ha trattato in modo davvero “critico” la figura del curatore indipendente che, “con il progredire dell’ignoranza e degli schieramenti  legati al mercato”, ha sostituito il critico.
Se, per tornare brevemente a Clair, la condizione essenziale per influenzare l’andamento della storia e del mercato dell’arte era l’accordo tra mercante, storico e critico d’arte , oggi vediamo sedersi in prima fila anche (e soprattutto) il curatore.
E qui, allora, mi collego all’articolo di Antonello Tolve (uscito sul numero di febbraio 2012 di ArsKey) intitolato “Cura della cura”. Articolo in cui Tolve prova a dare una definizione della figura professionale in questione. Il curatore: apparso negli anni ’90 del secolo scorso come prodotto di una frammentazione del lavoro, figura discutibile e discussa.
Figura professionale che avrebbe dovuto dare ordine in un quadro di ripensamento e modernizzazione delle esposizioni artistiche, nell’ideare e proporre percorsi espositivi e spunti di riflessione.
Il saggista-architetto Koolhaas parla di una professione “dove si approva o disapprova. Un sistema di selezione che espone e giudica” ed anche un ruolo che non può permettersi pietà, preparando “i nuovi talenti al loro debutto” salvo poi tagliarli fuori dalla scena “quando hanno esaurito l’attenzione del pubblico”.
È la logica dello spettacolo utile solo in quanto carburante della macchina economica e del ritorno personale di chi organizza o sponsorizza tutto questo.
A tal proposito si è espresso anche Charles Saatchi  che (pochi mesi fa su The Guardian) ha definito il nuovo mondo dell’arte contemporanea “profondamente imbarazzante”.
In un quadro più vasto, in cui se la prende con tutti, dai collezionisti al pubblico passando per i critici, Saatchi ha parlato di curatori insicuri e capaci di esporre esclusivamente “installazioni post-concettuali incomprensibili” apprezzabili solo dai loro colleghi “ugualmente insicuri”.
E ancora, un curatore descritto come gelido e opportunista, interessato unicamente al proprio percorso e alla propria carriera. Un “filippino della critica” l’ha definito Achille Bonito Oliva, un Globe-trotter dell’arte che dovrebbe piacere al premier Monti per la poca monotonia del suo lavoro e per il suo adattamento d’obbligo all’idea dell’uomo flessibile di Sennett (“i lavoratori di oggi sono sempre in cammino, costretti ad inseguire i repentini e imprevedibili mutamenti economici”).
Così, se per Jean Clair la fortuna delle opere d’arte, delle correnti e dei movimenti artistici sono decretate dall’unione di forze tra mercante, storico e critico; se per Vittorio Sgarbi esiste una mafia del mercato artistico diretto da alcuni critici ed operatori di settore; se Charles Saatchi dice che i collezionisti sono tanto ricchi quanto ignoranti per cui l’arte è solo affermazione sociale, che i curatori sono insicuri e inadeguati, che una parte di pubblico presenzia a tutte (veramente tutte) le vernici per disporre liberamente del buffet senza sapere per quale artista si stia facendo (la vernice); se Bonito Oliva parla del curatore come di un mercenario...
Se è tutto così, mi chiedo, colui che è l’artista (che la materia prima del sistema la produce, e che forse una qualche voce in capitolo dovrebbe ancora averla nel calderone dell’arte contemporanea) dov’è? Cosa fa? Quale gradino occupa?
Forse i vari curatori, i critici, gli storici (e così via) oggi sempre più simili a grandi manager, hanno dimenticato l'artista lungo la via della loro deprimente carriera.

martedì 10 gennaio 2012

BOLLETTINO DELL'ARTE 10genn

Oggi, dalle 12, si introduce il testo "Museo Immaginato" di Philippe Daverio,
si annuncia l'evento Artistinmostra presso MercanteInFiera di Parma,

sabato 24 dicembre 2011

SI RICOMINCIA

E' da un po' che, per me, il Natale coincide con l'Anno Nuovo o, quantomeno, con la scadenza di un Anno.
Ne passa uno, un altro ancora e via così..
Passano talmente in fretta, gli anni, che a venticinque appena compiuti mi sento vecchia, sento che fra poco ne avrò trenta, poi quaranta, poi Clara sarà donna a sua volta..e io non avrò che il ricordo di averla partorita da giovane, il ricordo di avermi fatta ridere tanto (perché è così buffa che farne un fumetto sarebbe troppo poco), di averla vista crescere senza accorgermene.
Ecco, il mio proposito primo per l'anno venturo sarà quello di fare attenzione ad ogni minimo evolvere di mia figlia, ad ogni gesto e ad ogni suono che emetterà in più.
Senza tralasciare nulla, che a "non ricordare" ci vuole un attimo..basta non accorgersene.


Auguro un buon anno nuovo a voi che leggete queste poche righe e a tutto il mondo, comunque.

giovedì 15 dicembre 2011

Esperienze

L'archeologa, la designer d'interni, l'architetto, la giornalista e la killer professionista. Poi la storica dell'arte.
Una serie di mestieri, e avrei voluto e vorrei farli ancora tutti.
Ma proprio tutti.

mercoledì 14 dicembre 2011

Di cinema e vita

Di Midnight in Paris mi è piaciuto il viaggio nel tempo.
Per me, che ho sempre pensato di essere nata nell'epoca sbagliata, è stato bellissimo.
Mi sono riconosciuta nello sbalzo temporale di mezzanotte, perché ho visto "scorrere" i personaggi da me sempre amati (anche se non tutti), perché ho visto acconciature e abiti meravigliosi, perché ho visto la Parigi che mia nonna ha vissuto (troppo giovane) e che avrei voluto vivere io.

mercoledì 2 novembre 2011

IL BIG BANG

Il dubbio, comunque, è questo: Gori lascia Magnolia per seguire Renzi?
E per fare cosa?
Perché "Non è più tempo di perseguire solo i propri obiettivi privati" ?!


O forse è che ha sentito nell'aria che qualcosa potrebbe andare peggio/male e, quindi, ha ben pensato di avvicinarsi a chi di "migliore" l'Italia offre come proprio futuro?!

lunedì 31 ottobre 2011

Spia



DAGOSPIA.COM mi fa sempre ridere, o almeno sorridere.
Sarà il sarcasmo "un po' così", saranno gli epiteti, i nomi storpiati, non so.


Fatto sta che mi diverte e fa riflettere più di ogni altra testata online.
E', ad oggi, la cronaca raccontata in modo tagliente a destra, al centro e a sinistra.
Senza fronde, senza peli sulla lingua.
E' l'unica pagina web che consulto quotidianamente e più volte al giorno perché, al di là del sarcasmo, mi appare come quella più esauriente.


Giudicate voi.

sabato 17 settembre 2011

Imitando D di Repubblica, 2

A tredici anni cosa volevi fare? Credo fosse ancora l'architetto..
Hai il potere assoluto per un giorno: la prima cosa che fai? Svuoto le casse dello stato e le giro a poveri e terzo mondo.
Se la tua vita fosse un film chi sarebbe il regista? Pupi Avati.
All'inferno ti obbligano a leggere un libro: quale? La lingua salvata di Canetti.
Entri in una stanza dove ci sono tre uomini: quale e perché attrae la tua attenzione? Quello con la barba.
Oggi cos'è tabù? In Italia, forse, è la Chiesa.
Come ti immagini il paradiso? Una finestra sul paese in cui si è vissuti.
La tua casa brucia: cosa salvi? Mia figlia e mio marito, che comunque si salva bene pure da solo.
Ti rimangono 12 ore di vita: cosa fai? Bacio per 12 ore mia figlia e mio marito. Telefono ai miei e alle mie nonne.
La cosa che ti fa più paura? La malattia cosciente.
Un posto dove non sei mai stato e vorresti andare? Vorrei prendere la linea Transiberiana e fare alcune tappe.
Una cosa che volevi e non hai mai avuto? Da bambina, quelle macchinette elettriche di Peg Perego.
Se ti dico Italia qual'è la prima cosa che ti viene in mente? Arte, architettura e pizza. Pure il sole, perché sono ottimista,
La volta che hai riso di più? Parecchie volte, tra i 15 e 17 anni, con i miei compagni di allora.

Imitando D di Repubblica

Ti reincarni in un uomo, la prima cosa che vorresti sperimentare? Il potere di un uomo ricco.
Cosa ti piace di più nel corpo di un uomo? La fronte, e le braccia.
Quanto conta il sesso nella vita? E' un di più non irrilevante.
Come ti rilassi? Guardando fuori dalla finestra.
L'ultima cosa che fai prima di dormire? Spengo la luce.
Cosa ti tiene sveglia la notte? La gelosia.
Sei mai andata da uno psicanalista? Sì.
Cosa mangi a pranzo la domenica? Pasta o carne.
Cosa c'è sempre nel tuo frigo? Verdure lesse e brodino, che sono per Clara.
Cosa non indosseresti mai? Se esco con il mio uomo, qualcosa che non gli piaccia.
Beauty: mai senza... Kajal.
Il senso più importante? Il tatto.
Fai sport? Ne ho già fatto tanto. Adesso cammino, e gioco con Clara, uno sport pure questo.
Sei felice? Direi di sì.
Se non facesse male, con cosa ti consoleresti? Con la "vita spericolata".

mercoledì 14 settembre 2011

Quasi mia la città

E poi, è vero, detesto la scomodità di Roma.
Anche se mi piace attraversarla e rendermi conto di come la mia percezione della città sia cambiata rispetto alle prime volte che ci sono venuta, da sola, per incontrare Mario.
Mi ricordo Piazza del Gesù, per esempio.
Non sapevo nemmeno da che parte fossi girata.
E il tragitto da Termini a casa mi sembrava un groviglio di vie inestricabile, quando in realtà è solo via Nazionale, tutta dritta.
Ad ogni angolo ero convinta di essermi persa, ogni piazzetta incontrata mi sembrava nuova anche se c'ero passata pochi minuti prima.
Forse ero distratta e la città in sé non mi importava molto.
Non so.
Ma è bello, adesso, spere dove mi trovo.
E paragonare tra loro le due percezioni esperite di uno stesso luogo mi emoziona, e mi rende ancora tollerabile il girone infernale di lungoteveri intasati la mattina, di tamponamenti e code chilometriche tra il traffico.

martedì 13 settembre 2011

Viaggi nei sogni

Ho deciso il mio prossimo viaggio.
Cioè, l'avrei deciso anni fa..perché prendere la linea Transiberiana è un'idea che mi affascina da molto.
Attraversare terre quasi sconosciute, "inesistenti"..e la Mongolia, che immagino come un paradiso.
E quindi fra qualche anno, quando Clara potrà rimanere qualche giorno in più con i nonni, prenderò quel treno e farò il giro che tanto voglio fare.
Sono aperte le iscrizioni, chi vuole unirsi è ben accetto..magari riusciamo a farci fare uno sconto comitiva.

martedì 6 settembre 2011

ordinaria amministrazione

Ho portato Clara a fare il giro dell'isolato, per farla addormentare..
Davanti casa del premier non mi volevano fare passare, perché "la norma vuole che si passi al di là delle transenne".
Allora c'ho provato, con il passeggino, a passare oltre le beneamate transenne ma non c'è stato verso..il marciapiede è talmente stretto che si va sul ciglio della strada..
Ho guardato il carabiniere che mi aveva redarguita e mi sono messa a ridere.
Lui ha guardato i suoi colleghi e ha detto "vabbè facciamola passare, ha pure una bella salopette".
Queste sono le forze dell'ordine..

venerdì 5 agosto 2011

Italie diverse

Sì, l'Alto Adige sarà pure tutto bello, pulito, ordinato, silenzioso.
Ma stamattina, all'edicola del paese, avevano solamente due copie di Repubblica.
Questo per dire che c'ho pensato: c'è stato un temporale forte, fino a poco fa. E dal balconcino della stanza ho guardato le case intorno.
Densità zero.
Rumore zero.
Italiani zero.
Sarà bella la montagna, ma questa (come del resto l'Alto Adige tutto, e forse il resto delle Dolomiti e delle Alpi) è lontana anni luce dall'Italia, quella viscerale, quella in confusione, quella colorata, quella viva.
E questo lo trovo un punto a sfavore non irrilevante.

martedì 26 luglio 2011

San Lorenzo

Il punto è capire se Renzi, con la sua trovata, voglia solo provare a sfidare le precedenti amministrazioni di Firenze, cercando di fare ciò che era passato per la testa ad altri ma che non era mai stato fatti.
Oppure se la città abbia un fondo disponibile tale da essere speso in modo così effimero o se, in ultima, Renzi abbia (ma è il clima di queste giornate politiche" che me lo fa supporre) una cerchia di amici tra architetti e restauratori, e quindi stia cercando loro un impiego. Appunto in San Lorenzo.




Vabbè, non lo so.
Io sono d'accordo con Antonio, sempre (togliendo l'episodio di quel crocifisso di Michelangelo...).
L'unica cosa sensata è la decisione di far scegliere ai cittadini, tramite referendum, se intraprendere i lavori di completamento nella facciata della basilica o meno.

mercoledì 20 luglio 2011

eVENTI d'estate

A dire il vero ci stavo pensando già da un po'...
E' che mi manca una serata romana di vicoli e luci, di suoni rimbalzati di posate e stoviglie, di tavolini di bar, di "parliamo di qualcosa, dai...", di tacchi sui sampietrini nella notte, di baci estivi al rientro in una casa magicamente silenziosa.
Ne avrei proprio voglia, di una serata d'estate romana.

venerdì 15 luglio 2011

Letture: un consiglio

Sono arrivata alla conclusione secondo la quale tutte le donne (e solo donne, mi raccomando) dovrebbero leggere i polizieschi di Alicia Giménez-Bartlett.
Non fosse altro per la lunga (a volte pure troppo) spiegazione che l'autrice da dei ragionamenti della "sua detective": Petra Delicado.
Ecco, la cosa che mi colpisce dei suoi romanzi/ramanzine è che Petra non venga mai descritta. Al terzo libro della saga non ho ancora avuto notizia del colore dei suoi capelli, di quello dei suoi occhi e così via. Così che possa immaginarmici pure io, in una sorta di Petra Delicado.
Mi piace per questo, forse.
Anche perché qualunque donna (e sottolineando il fatto che il mio tasso di femminismo sia pari a zero, per non sollevare dubbi banali piuttosto che stupidi) ha qualcosa da condividere con questa Petra, che si rovina di pensieri, congetture e paranoie circa i casi che deve risolvere, essendo un'ispettrice di polizia.
Ma non solo: questi pensieri, paranoie e congetture se li porta dietro anche nella vita privata, anche giunta al suo terzo matrimonio, anche quando diviene matrigna  dei quattro figli del suo ultimo marito.


Petra Delicado mi piace.
Leggetelo, con pazienza, voi donne.

martedì 5 luglio 2011

In una società come questa

Che poi forse dovrei pure smettere di pensarci.
Forse non dovrei essere negativamente sorpresa, come dice Mario..tanto lo sapevo già come funzionano questi sistemi.
Ma l'ingratitudine non fa altro che urtarmi maggiormente, così come il tirare a sopravvivere onestamente di tanti davanti a questo schifo e le discriminazioni basate sul proprio stato di famiglia.
Perciò continuo a pensarci, sempre più convinta che fare giustizia sia così necessario e urgente quanto mai prima.