sabato 5 febbraio 2011

Figli delle stelle

In genere non mi piacciono gli oroscopi, anche se spesso i tratti del carattere del segno vengono descritti abbastanza bene.
Ce n'è solamente uno che leggo settimanalmente: quello di D di Repubblica, quello di tal Marco Pesatori (a pagina 150).
Mi piace perché è il meno banale, tra i tanti.


E, allora, questa settimana il sagittario è trattato così:
Siete fatto di pasta di semola di grano duro, ma digeribili, gustabili,
cotti in ogni situazione al punto giusto. Ogni variazione di sugo la accettate. Deliziate il palato, ma fate bene anche alla mente, perché la vostra parola si accorda con il cuore e il cervello, modula il vigore che in passato a volte risultava esagerato. Invitanti.
Non vi scuocete davanti ai bollori della quotidianità folle, non vi sciogliete per fiumi di emotività. Tenete in pugno la realtà.
Anche la terza decade, di recente alquanto provata, si libera da noia e abitudine.
Senza abbattere l'edificio della moralità, accoglie la variazione, plaude il colpo di scena.


Mi piace pensarmi come un piatto di pasta. Rigorosamente al dente e non troppo fumante.
Il condimento è a discrezione del mio amore, ché spesso il mio umore dipende dal suo.
L'unica cosa che non indovina, il Marco Pesatori, è il non vi sciogliete in fiumi di emotività.
Questa parte devo ancora smussarla. Perché la mia emotività è antipatica e spigolosa. Non è piacevole sbatterci contro, nemmeno per me. Talvolta irrompe nel triangolo di realtà che mi sono costruita, e da fastidio.
Per il resto, di semola di grano duro ne ho giusto un pacco, appena iniziato da zio Carlo la settimana scorsa, che ci ha fatto le frittelle sarde.
Ora, con la restante semola, mi toccherà farci una pasta fatta in casa, per colpa dell'oroscopo che me la tira in ballo.

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