mercoledì 23 marzo 2011

Belle statuine

Allora c'era quell'uomo sul tetto, in corso Rinascimento.
Bella vista, eh? ho pensato. Sono rimasta a guardarlo per una decina di minuti, e lui non si muoveva. Tant'è che la foto ho deciso di fargliela all'ultimo momento, prima di riprendere a camminare. Stava così immobile che ho pensato fosse uno di quei pupazzi gonfiabili o, addirittura, una statua. Sì, perché oggi mi sono già imbattuta in diverse cose riguardanti la scultura e, appunto le statue.
C'è l'articolo di Cecilia Ci, oggi online su Exibart.com, che racconta il panorama scultoreo attuale.
Una scultura orfana del suo passato, di quella espressione gloriosa che vede, dietro le nostre spalle, l’antica perfezione delle opere di Fidia e la potenza del suo realismo, il sommo e impareggiabile linguaggio michelangiolesco, l’armonia del lavoro di Gianlorenzo e Pietro Bernini, la bianca eleganza della figure ottocentesche di Antonio Canova.
Cecilia ha ragione, soprattutto quando sottolinea l'impoverimento che il concettuale ha conferito alla bellezza scultorea. Ha ragione quando denuncia l'assenza della scultura, quella classica, in mostre e manifestazioni contemporanee, per dare spazio a installazioni, a rappresentazioni mediocri, se non lontane dalla realtà. Come le, pur rispettabilissime, opere d'arte povera, con i vari Penone, Zorio e Calzolari. Che, comunque, altra cosa sono rispetto a un corpo ben fatto e ben dettagliato, di quelli che possono trovarsi nella Loggia della Signoria. Loro hanno dato spazio a oggetti, materiali naturali e non.
L'essere umano è stato un po' trascurato, se non dimenticato, nelle ultime manifestazioni scultoree.
Oggi mi viene in mente solo un nome e cognome: Aron Demetz, che unisce il materiale naturale alla natura umana.

P.s.: tutto mi è venuto in mente perché l'uomo che ho fotografato sul tetto era praticamente di fronte a Palazzo Altemps, che di sculture se ne intende, diciamo così.

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