giovedì 25 novembre 2010

Se fosse un monologo sarebbe così..

Mi piace venire a sapere quello che gli altri dicono di me.
È una mia forma di vanità, forse l'unica e forse anche piuttosto banale. Il solo mio difetto, però, è che poi vorrei correggerli o rispondergli per le rime, e talvolta questo non va bene.
È che non sopporto il genere di sciatteria, di qualunquismo, di riduzione a "tanto si sa com'è e perché è così" di una persona, quando si fanno questo tipo di discorsi.
Recentemente mi è capitato di leggere alcune righe, una sentenza lapidaria sulla mia esperienza.
Esperienza così, in generale, non si sa bene di quale specie.
E ovviamente, data la mia giovane età, si presupponeva che io di esperienza ne avessi assai poca.
La mia domanda, allora, è spontanea e inevitabile: a quale genere di esperienza ci si stava riferendo? Lavorativa? Sociale? Sessuale? Che tipo di esperienza?
La sentenza era data da una signora, un'appena ex ragazza, che si raccomandava con il mio compagno di trattarmi bene, di non travolgermi, dal momento che, essendo io così giovane, lui è in possesso di un'esperienza almeno cento volte superiore alla mia.
Ok, respiro, rifletto, boh.
Esperienza. Scappo verso il dizionario. Anzi no, Wikipedia! Che ci spiega come l'esperienza comprende la conoscenza (ovvero la capacità, ovvero ancora l'osservazione) di una cosa o di un evento, o di un fenomeno, ottenuta tramite il coinvolgimento in, l'esposizione a o l'osservazione di quella cosa o quell'evento.
Benissimo, sono giovane, ma sono stata coinvolta in, esposta a e in osservazione di molte situazioni e persone adulte. Le ho conosciute e le ho esperite. Ma continua Wikipedia, la maggior parte dell'esperienza viene generalmente accumulata con l'avanzare del tempo, sebbene si possa esperire anche un singolo evento repentino. Il termine viene generalmente utilizzato in riferimento al cosiddetto know-how ovvero alla conoscenza procedurale, piuttosto che alla conoscenza proposizionale. La storia del termine "esperienza" si allinea molto da vicino con il concetto di esperimento.
Ne ho fatti di esperimenti, anche se non ben riusciti. L'unico a aver avuto esito positivo è stato la gravidanza e la genitorialità. Che, però, quella signora non vanta nel suo curriculum. E, la gravidanza in sé, poi, non la vanta nemmeno il mio compagno che è tanto più esperto di me.
In filosofia, il termine è invece utilizzato spesso in riferimento alla "conoscenza empirica", ovvero "conoscenza a posteriori". Si è soliti chiamare esperto una persona che abbia saputo trarre profitto dalle sue od altrui vicissitudini personali, migliorando così le sue capacità di decisione.
E da quegli esperimenti, pur mal riusciti, ho tratto profitti e lezioni. Altrimenti non sarei qui.
Le principali qualità degli esperti sembrano essere il notevole sviluppo delle abilità percettivo-attentive, la capacità di semplificare, quella di selezionare le situazioni dal punto di vista decisionale, una maggior creatività, il ricorso ad automatismi cognitivi, la capacità di reazione alle eccezioni a strategie.
Quelle lezioni mi sono servite a sviluppare e accrescere un livello d'attenzione utile a sopravvivere, a tenere la guardia alta.
Tra gli ostacoli che impediscono un valido processo di soluzione dei problemi (cioè il formarsi dell'esperto) figurano l'indecisione, l'abitudine (vale a dire la persistenza di una disposizione abituale verso una soluzione che magari è stata valida un tempo, ma non lo è più attualmente), l'incapacità di scorgere alternative.
E mi sono servite, queste lezioni, a farmi sorridere pensando a quella donna e a quelli come lei, maschi e femmine. Che parlano, parlano, si perdono in chiacchiere. Si divertono a raccontarsi storie, a inventarsi episodi e, perché no, esperienze.
Mi sono servite a sorridere di fronte a chi si dice affannato, oberato da impegni e lavoro, ma felice della propria vita e poi si perde in altre chiacchiere, perché evidentemente quello che ha non gli è sufficiente. E, ancora, sono servite a sorridere a chi dice una cosa al posto di un'altra perché è distratto, o perché non gli importa. E ho riso di me stessa, perché anche io sono stata così, a grandi linee.
Ma fortunatamente, proprio grazie alle mie esperienze, ora posso chiamarmi fuori da quella cerchia di persone, che poi in realtà è ampia.
Semplicemente posso chiamarmene fuori. Non per austerità, tutt'altro. Solo perché innamorata e concentrata su questo, perché questo è già tutto. Incapace di distrazioni, e non per mancanza di esperienza, cara la mia signora. Incapace di distrazioni perché felice e appagata da quello che ha, senza sentirsi stupida per questo.
Perché amare il proprio uomo non significa essere stupidi, essere inesperti o, addirittura, masochisti. Il masochismo è componente di ben altre situazioni.
E lo sono stata, masochista. Ma ora non più.
Sono solo seria, incredibilmente seria nei confronti di quello che ho conquistato.
Se non lo si capisce è perché non si ha esperienza di ciò di cui parlo.

P.s.: spesso poi mi rileggo, e mi passa la voglia di pubblicare quanto scritto. Ma ora fuori è freddo, fa buio presto, io ho altro da fare, la bambina sta facendo i capricci e sento di avere ragione.
Fanculo, ecco quello che penso.

2 commenti:

  1. ma perché ti senti così a disagio con questo discorso dell'esperienza? conta poi così tanto? seccondo te? Cribbio come sei permalosa, mi pare tu possa fare a meno di un sacco di invidie

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  2. Devo essermi spiegata male,
    Il mio discorso non voleva essere incentrato sull'esperienza in quanto tale, ma sul tono con cui le considerazioni da me riprese sono state fatte. Come esempio di superficialità.
    L'esperienza è un pretesto.
    Ma ti rispondo. Si, credo che avere esperienza di più ambiti possibili sia importante, se non fondamentale.
    Ci si arriva un po' alla volta, sia con la sfortuna che con la fortuna, grazie al caso e alla buona volontà.

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