martedì 7 febbraio 2012

ART&FINANCE REPORT – Guida all’investimento felice

Il  ruolo dell’arte in rapporto alla finanza secondo Deloitte e ArtTactic

È un peccato che la cifra record sborsata (nell’aprile 2011) dalla famiglia reale del Qatar all’armatore greco George Embiricos per “I giocatori di carte” di Paul Cézanne sia stata rivelata solo pochi giorni fa: 250 milioni di dollari, che sono costati la perdita del primato di opera più pagata al mondo al “No 5 1948” di Jackson Pollock.
È un peccato perché la cifra sarebbe forse servita alla stesura del primo Art&Finance Report, pubblicato a dicembre 2011 grazie all’unione di forze  tra la società lussemburghese Deloitte e gli analisti di ArtTactic.
Nulla di strano, ma un atto di ricerca dovuto circa l’andamento  del mercato dell’arte mondiale e l’analisi della nascita di una Art&Finance Industry.
Un atto dovuto perché, dati alla mano, i dubbi si dissipano in buona parte:  oggi è possibile parlare della nascita di un’industria dell’arte e della finanza perché, negli ultimi dieci anni, la crescita del mercato dell’arte e delle sue infrastrutture ha trainato la considerazione di manager e Art Advisor  per l’arte come interessante bene da offrire nelle varie soluzioni finanziarie tradizionalmente richieste alle banche.
La teorizzazione di questa Art&Finance Industry è supportata dai sondaggi che Deloitte e ArtTactic ha condotto tra luglio e ottobre 2011. Il primo, ha visto coinvolte 19 grandi banche mondiali con lo scopo, appunto, di arrivare a capire quale sia la percezione e quali siano le potenzialità dell’arte come patrimonio.
I gestori patrimoniali coinvolti hanno confermato (l’83%) che esistano buone basi per considerare beni di questo genere come asset class.
Un secondo sondaggio rivolto a 140 professionisti del settore arte (gallerie, case d’aste, e consulenti ) il cui 48% ha parlato di investimenti artistici, dei propri clienti, spinti principalmente dal ritorno economico.
Tesi ripresa anche da 48 collezionisti fra i più importanti al mondo, il cui 39% pensa all’arte come fondamento per la diversificazione del proprio portfolio di investimenti.
 Non è troppo complicato comprendere il percorso: bastano i numeri.
Se nel 2000 il mercato di arte contemporanea statunitense ed europeo contava 254 milioni di dollari, nel 2011 è salito a 2,1 miliardi di dollari. Anche grazie alla costituzione di una nuova geografia di mercato, e all’irrobustimento  e alla forza della domanda asiatica. La Cina, di fatti, è salita al secondo posto del mercato globale con il 23% di transazioni. Ed è prima se si osserva il fatturato di aste di belle arti (e cinese, forse non importa, è Ai Wei Wei, che ArtReview ha fregiato nel 2011 del titolo di artista più influente del pianeta).
C’è poi l’America Latina, che con i suoi due fondi di investimento nel settore artistico Artemundi e Brazilian Golden Art Fund è arrivata a 100 milioni di dollari tra il 2009 e il 2011 (il primato spetta ancora alla Cina, con un totale di 320 milioni raggiunti nel 2011).
Questi sono i presupposti che l’Art&Finance Report ha individuato come basi su cui la nuova industria d’arte e finanza deve evolvere: la nascita di nuove compagnie specializzate in investimenti d’arte e il coinvolgimento crescente di banche che offrano finanziamenti legati all’arte.
Ma Deloitte e ArtTactic, infine, evidenziano nel loro rapporto i punti cardine su cui ancora ci si deve applicare per farsi che la macchina di questo nuovo connubio continui il suo percorso.
Non esiste tuttora un sistema di analisi comparativa condiviso a livello globale del rischio di investimento in arte. Di conseguenza il rischio più grosso può essere quello che il mercato dell’arte non esista affatto e che, per l’arte contemporanea in primis, tutto si giochi nel sottile equilibrio tra mode e liquidità.
Ed è proprio il rischio di liquidità da imparare a comprendere quando l’arte diviene garanzia in prestiti, per sancirne il giusto rapporto di valore.
Insomma, la catena è stata costruita dimenticandosi di alcune componenti non proprio trascurabili.

4 commenti:

  1. oddio che rottura di palle.
    ma i vecchi post dove sono finiti?

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  2. contenta tu...ma stai monitorando se qualcuno ti legge?

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  3. c'è un contatore in alto nella colonna di destra

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