venerdì 14 gennaio 2011

Senza parole, l'amore che nasce

Da Venerdì di Repubblica:
Intervistatore: E' sicuro che un ventenne d'oggi si riconosca in questi due ventenni così timidi e "lenti"?
L. Mattotti (autore e disegnatore di Stanze, due corpi, un ragazzo e una ragazza disegnati duecento volte, in vari atteggiamenti) risponde: No, ma lo spero. Credo ci sia ancora voglia di essere lenti nello scoprirsi, di avere tempo per guardarsi anche senza toccarsi, di aspettare che arrivi una sorpresa: da sola, senza forzarla. Il problema, oggi, è che a un certo punto squilla sempre un cellulare.


Ecco, io, con Mario, questo tempo l'ho avuto tutto.
L'ho avuto così tanto che non ricordavo nemmeno di avere un cellulare, o che ce l'avesse lui, mentre eravamo insieme.
(Chi sa dove lo metteva, questo cellulare.. Perché vedendo quanto squilla ora mi sorge il dubbio.)
Insomma, sono in vena di marchette (ovviamente dopo aver espresso il mio disappunto per quelle di Fazio, ieri) leggere questa mini-intervista mi è piaciuto. Perché quei due ragazzi che si amano, si cercano, si abbracciano, si guardano, si addormentano, si svegliano, parlano, litigano, piangono e ridono mi ricordano tanto noi, amore.

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