Sono giornate un po' statiche queste.
Per fortuna, ogni tanto ce n'è bisogno.
Anche se quando arrivano, poi, me ne stanco subito. Perché ho sempre questa voglia di fare un imprecisato qualcosa.
Devo finire la tesi, scriverne note e bibliografia, impaginare tutto al meglio.
Basterebbero due ore di sonno di Clara al giorno.
Ma stamattina, per esempio, c'era il sole..e allora l'altalena del Parco di Villa Borghese mi è sembrata un'idea irresistibile. Per farla divertire un po' di più, per farle fare conversazione con Elettra e Carlotta, amichette occasionali da parco, in queste giornate di semi-primavera.
Perché, ammetto, mi sono sentita in vena di uscire senza cappotto, e prendermi tutto il timido calore di una giornata che, veramente, parla del fiore di cristallo invernale che va sfiorendo.
E' questa la mia immagine di Inverno. Somiglia al fiore de La Bella e la Bestia, ma in questo caso deve sfiorire affinché torni il bel tempo.
La staticità dà, comunque, i suoi frutti, ed è tale da non far diventare statico pure il pensiero. Mi sono interrogata sulla bellezza, sul corpo, su questi tempi infami. Tempi in cui tutto si è fatto carne e il verbo, insieme alla ragione, sembrano essersela data a gambe levate.
Del pudore non parliamo nemmeno. Siamo così disinvolti che è probabile non riuscire più a trovare il vocabolo nemmeno nel dizionario.
Non è un bene.
Lo dico seriamente. In questi giorni, televisioni e giornali mi hanno preoccupata più del solito. Sono preoccupata per mia figlia, per la schifezza attorno alla quale sembra dover crescere.
Ora che il sole sembra aver dato il suo meglio, per oggi, il "nuovo" bar/libreria Fandango è il posto giusto in cui far sera, scarabocchiando digitamente su questi tasti.
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