Tre giorni fa l'Italia che si sorprende e cade dalle nubi si è sorpresa ed è caduta dalle nubi quando, non per fame ma per un'infiammazione polmonare (in modo comunque indegno) un neonato è morto a Bologna. E' una situazione complicata e grave.
Ma visto lo stupore, peraltro giustificato, credo sia doveroso che ci si ricordi un po' più spesso anche della quantità di neonati e bambini (ovviamente in compagnia dei loro parenti) che ogni giorno lottano per la vita che rischia di essergli strappata per mancanza di materie che noi consideriamo oramai obsolete.
Perché qua stiamo bene, e ci piace impiegare il tempo a discutere di tante cose inutili, di chi viene scopata da Berlusconi, del Festival di Sanremo e chissà se Belen starà ancora con Corona, del canile di Sarah Scazzi, delle tragedie amorose dei vip nostrani, della Tulliani e Fini che vanno in vacanza alle Maldive e spendono una valanga di euro al giorno (ecchissenefrega), di D'Alema che si vestirà ben come vuole lui se ha i soldi per comprarsi il cashemere (l'importante, casomai, è che i soldi con cui se lo compra gli spettino legittimamente, il che vale pure per Fini).
Mentre ci occupiamo di tutto questo e molto altro, nel mondo (lo stesso mondo in cui ci troviamo anche noi) succedono cose che noi occidentali spesso non possiamo nemmeno immaginare.
Lascia sgomenti anche solo leggere, come sto facendo ora su Vanity Fair, l'articolo di Antonella Napoli, che riporta dal Darfur dati spaventosi. Lì, ogni giorno, sono 75 i bambini che muoiono per malattie o per fame. Per fame.
Se penso agli omogeneizzati che spesso mi ritrovo a buttare via perché Clara (poverina, non è colpa sua) non riesce a finirli, mi sento male.
Sono discorsi che appaiono banali, ma non lo sono affatto se, ancora, nel "solo" Darfur, sono 75 al giorno i decessi infantili per motivi ridicoli, ai nostri occhi.
Non sono banali se un bambino su sette non arriva ai 5 anni di vita. Se, tra gli adulti, in pochi superano la soglia dei 50.
E allora va bene tutto e va bene lo svago,
ma fa bene anche riflettere sul mondo, di tanto in tanto.
Così, ogni sera, prima di andare a dormire, posterò le cifre di un'umanità che non fa il possibile, che non si aiuta abbastanza, che permette che milioni di persone vivano nell'indecenza.
P.s: come quando ero una bambina, piccola, e mi chiudevo in camera mia a piangere dopo aver visto al tg i servizi su una qualche guerra. Piangevo un po' per dispiacere per i poveracci che vi si trovavano in mezzo, e un po' per gratitudine al caso.
Perché è solo un caso se io non ho visto la luce in Sudan ma a Forlì.
E così vale per tutti.
Quante volte ho pensato anch'io che essere nato in un posto piuttosto che in un altro è un evento dalla fortuna sfacciata! E non solo, ciò che scrivi è di una verità disarmante ma la stragrande maggioranza delle persone nemmeno dedica un solo attimo a questioni come quelle di cui parli nel post! Ma il punto, forse, è proprio che non è da tutti avere la giusta sensibilità per il mondo intorno a noi!
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