Poi c'è la versione stronza, quella da egoista quale so essere.
E' la versione per cui ci rimango male e mi incazzo se qualcuno ferisce (in entrambi i sensi) Mario. Perché gli voglio bene ancora prima di essere innamorata di lui, e la sua vita è diventata la mia, mi appartiene in un certo in senso.
L'egoismo è quello che mi fa pensare a quanto gli/ci/mi avrei risparmiato questa disavventura, per due telefoni che non hanno ancora smesso un minuto di suonare, per una caterva di mail che continuano a arrivare. Tutti auguri di pronta guarigione, tutti gentilissimi, per carità.
E c'è, poi, la miriade di cose che si accavallano nella sua giornata e che mi fanno sentire così impotente e inutile, pensando sempre di dover fare molto di più per aiutarlo.
Non vado pazza per la dimensione pubblica di Mario, anche se è quella grazie alla quale ho saputo della sua esistenza. Non ne vado pazza perché ruba spazio a noi e lo rende spesso scorbutico, nervoso.
E' che vorrei semplicemente dirgli quanto lo amo, ogni giorno di più, anche senza tutto questo circo intorno.
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