E allora, le brutte notizie di questi ultimi giorni, oltre all'ennesima riprova della naturale (ahimè e ahinoi) pochezza umana, sono che la microscopica Coop romana, alle spalle di Castel Sant'Angelo, sta per chiudere.
Lo riferiva, qualche giorno fa, la cassiera (disperata) a due amiche che erano passate a salutarla sul posto di lavoro.
Diceva che "è arrivata nel fine settimana una lettera di licenziamento a tutti i dipendenti, per chiusura dell'attività".
Ed è proprio un peccato, ho pensato io. Un po' perché mi sembra incredibile che a Roma non esistano punti Coop degni di questo nome: il piccolo spaccio in questione, infatti, è l'unico in zona centrale. E non ne capisco il motivo.
Anche perché la concorrenza con le altre catene di supermercati, di cui Roma è oberata, la vincerebbe a occhi chiusi. Non c'è paragone per rapporto qualità/prezzo.
Altro cruccio non meno rilevante, oltre al sentimento di compassione che la cassiera disperata ha suscitato in me, è che non saprò più dove trovare: a) il patè di pomodori secchi, b)il patè di carciofi, c)i pomodori secchi sott'olio.
Tutti ovviamente a marchio Coop (linea Fior fiore), che sono quanto di più buono e delicato si possa immaginare di mettere sul pane abbrustolito.
Le notizie positive, invece, sono che sto trovando Roma particolarmente "deserta".
Ed è sempre un piacere passeggiare senza confusione intorno, prendere il caffè alla Tazza d'oro senza paura di dare borsettatte per sbaglio a qualcuno nella calca, curiosare alla Feltrinelli, munite di passeggino, senza paura di far crollare le pile di libri per colpa di qualche manovra sbagliata.
Oggi c'è pure il sole! E tutto sembra, comunque, migliore.
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