martedì 17 maggio 2011

Bestie insaziabili e cavernicoli

Sono d'accordo con Bernard-Henri Lévy, con queste sue parole (oggi sul Corriere della Sera): nulla al mondo autorizza a dare così un uomo in pasto ai cani.
Non sono d'accordo, invece, quando il filosofo se la prende con il giudice del caso, che ha abbandonato Strauss-Kahn alla folla dei cacciatori di immagini, fingendo di pensare che fosse un imputato come un altro.


Allora, è vero che nessuna persona al mondo sospettata di reato (e quindi senza certezza della sua colpevolezza) andrebbe trattata ed esposta così, come succede oggi, evidentemente un po' ovunque.
C'è l'ultimo caso di Strauss-Kahn e ce ne sono parecchi in Italia, riguardanti gente più modesta e semplice, comunque in diritto di difendere la propria dignità fino all'ultimo. Penso, per esempio, a Sabrina Misseri o al marito di Melania (la donna uccisa in un bosco da non si sa chi).
Persone su cui cadono sospetti non provati, che vengono giudicati e marchiati a fuoco per il resto della vita anche se non si ha certezza di un loro coinvolgimento nei reati che li tirano in ballo.
Questo è sbagliato, non c'è discussione. E' un dramma per la vita di chi si trova nella loro situazione perché, quando e se si dovesse provare la loro innocenza, non cambierebbe nulla: rimarrebbero quelli del delitto/stupro di...


Non sono d'accordo sul trattamento da non comune imputato che Lèvy chiede per il suo amico. Forse se ci fosse più rispetto per tutti, anche per chi è sospettato di atti osceni, non si richiederebbe un differente trattamento a seconda dello status sociale.


Ma questo non c'entra con il fatto che io non creda alla cameriera del Sofitle di New York, che probabilmente non è scema e si è inventata tutto, forse addirittura dietro un lauto compenso.

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