Al liceo mi innamorai del Dialogo della Natura e di un islandese.
Testo non fu mai più adatto a ogni gradino di "sviluppo" umano.
Oggi, su Venerdì di Repubblica, quel vecchio di Giorgio Bocca ci vuole raccontare che, quando anni fa andò in Valle D'Aosta per comprarvi una casa, fece la brillante osservazione che "stanno cementificando tutto, fra un po' non ci sarà più un angolo di verde".
Bravo Giorgio.
L'amico economista che lo accompagnava nella trasferta valdostana gli fece notare che lui, Bocca, altro non era che sul luogo per, appunto, comprarsi una casa, fatta dello stesso cemento che andava contestando.
Nel corso dell'articolo, poi, Bocca farnetica, domandandosi il perché delle tante potenzialità di coscienza regalate dal buon Dio alla specie umana.
"Se tu dici che la scienza e i suoi frutti sono mortiferi per l'uomo, che hai fatto a tua immagine e somiglianza, perché li hai coltivati nel giardino dell'Eden provocando la tentazione di assaggiarli?", si chiede il nostro giornalista.
E, poi, condanna pure la scienza, che con gli ultimi incidenti atomici si è rivelata un inganno per l'umanità stessa.
Fino a concludere che "l'ignoranza dell'uomo è di quelle che neppure Dio può rimproverargli: è stato lui a permetterla e a coltivarla".
Va bene, Giorgio Bocca è vecchio, forse non rilegge i suoi articoli.
Ma questo è uno di quelli fondato sul nulla, si contraddice da solo.
Anche chi non crede sa che la presenza dei frutti del peccato, nell'Eden, erano una prova che, miseramente o no, L'Uomo e La Donna non hanno superato.
Da lì a giustificare lo sfacelo che si sta compiendo su tutto il territorio mondiale (perché, per una volta tanto, quello ambientale non è un problema solo italiano) ce ne corre.
Rileggete il Dialogo, fatelo leggere ai vostri figli. Leggilo pure tu, Giorgio.
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