Su, diciamo la verità, il discorso delle dieci ragioni per vivere è una stronzata.
Fosse anche solo per il fatto che l'alternativa al vivere è il nulla.
I motivi validi per vivere sono infiniti, e sono dentro ogni cosa che facciamo, in ogni cosa che ci succede, in ogni sfumatura del nostro essere e in ogni sentimento che riusciamo a provare.
Tutto è sufficiente a dare ragione alla vita, appunto perché l'alternativa è il nulla, è non vivere, non provare, non sperimentare, non ridere e non piangere.
Io trovo che le ragioni per cui sia valsa la pena vivere, fino ad oggi, per me, spazino dalle bravate adolescenziali all'amore che provo per Mario.
Dal primo ricordo che ho della mia vita al sorriso di Clara quando si sveglia.
Dalle domeniche a pranzo a casa dei nonni alle domeniche pomeriggio in discoteca, a quindici anni.
Dalle amicizie, quelle poche e vere, al nostro amico immaginario Oliver, che abbiamo disegnato su quel muro.
Dalla noia alla gioia, dalle risate a crepapelle alle urla di un litigio.
Tutto.
Dalla pizza al tartufo. Dalle melanzane al gorgonzola.
Dal mare alla montagna, passando attraverso la campagna, che in certi pomeriggi di sole è l'ambiente migliore che ci sia.
Dal mio gatto Molly al vecchio cane Bracco.
Dalle scampagnate a raccogliere le castagne alle notti di corse e giochi dentro lo stadio chiuso.
Dalle lezioni universitarie alle feste tra universitari.
Da tutte le persone con cui ho parlato a quelle con cui devo ancora parlare.
Dai piccoli borghi medievali alle grandi metropoli.
Dal libro preferito al film preferito.
Dalle Scuderie del Quirinale al Grand Palais. Da Modigliani a Beardsley.
E così via.
Perché, l'ho detto, non si finisce mai. Non si può finire.
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