Ieri a Roma c'era la famosa maratona. Tanti partecipanti, tanti spettatori.
C'era, per l'occasione, un elicottero che stazionava su casa nostra.
Sentendo il suo rumore e pensando alla guerra appena iniziata, non ho potuto fare a meno che pensare alla guerra in ex-Jugoslavia.
Io ho sempre trascorso l'estate a Cervia, nella casa di famiglia. A 6, 7 chilometri da Cervia c'è Pisignano, piccola frazione che ospita una base militare.
Bene, nell'estate del 1991 avevo cinque anni. Quella estate e le seguenti me le ricordo bene. Da Pisignano partivano continuamente aerei di guerra diretti nell'altra sponda dell'Adriatico, il frastuono accompagnava tutte le giornate.
E io avevo paura.
Il rumore dell'elicottero che ieri sorvegliava la maratona di Roma, date le circostanze, mi ha fatto venire in mente quegli anni.
E mi ha fatto pensare a come che quegli anni siano solo una macchiolina nella pezzatura di guerre che l'uomo ha sempre affrontato e, ahimè, ancora affronterà.
A cinque anni io avevo paura e piangevo chiusa nella mia stanza (perché mi vergognavo), pensando a chi, quegli aerei, se li vedeva arrivare sulle proprie teste e sulle proprie case. Mi chiedevo perché?.
Me lo chiedo anche ora, e vedo che non sono l'unica.
Non lo capivo allora non perché bambina, ma perché il motivo di una guerra sembra sempre qualcosa di impossibile da comprendere.
Ci sono gli interessi e c'è il petrolio.
C'è lo schifo dell'avidità, del mercato, del denaro e del potere.
Obama ha detto che non vuole che questo conflitto libico duri più di qualche giorno. Mi fa ridere sonoramente.
Mi auguro solo, a questo punto, che Clara, a cinque anni, non debba sentire ancora gli aerei che partono da Pisignano (perché in vacanza a Cervia ci andremo ancora). O, per non pensare al peggio, che si limiti a sentire solo quelli che partono.
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