E poi, è vero, detesto la scomodità di Roma.
Anche se mi piace attraversarla e rendermi conto di come la mia percezione della città sia cambiata rispetto alle prime volte che ci sono venuta, da sola, per incontrare Mario.
Mi ricordo Piazza del Gesù, per esempio.
Non sapevo nemmeno da che parte fossi girata.
E il tragitto da Termini a casa mi sembrava un groviglio di vie inestricabile, quando in realtà è solo via Nazionale, tutta dritta.
Ad ogni angolo ero convinta di essermi persa, ogni piazzetta incontrata mi sembrava nuova anche se c'ero passata pochi minuti prima.
Forse ero distratta e la città in sé non mi importava molto.
Non so.
Ma è bello, adesso, spere dove mi trovo.
E paragonare tra loro le due percezioni esperite di uno stesso luogo mi emoziona, e mi rende ancora tollerabile il girone infernale di lungoteveri intasati la mattina, di tamponamenti e code chilometriche tra il traffico.
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