Pensavo che non ricordo nemmeno più da quanto tempo non corro.
Per tutta l'estate mi sono ripetuta che, dopo il parto, mi sarei regalata una bella corsa, di quelle liberatrici, lungo la spiaggia.
Non quelle corse sistematiche, lente e troppo lunghe che la gente fa per tenersi in forma.
Mi sarebbe bastato anche uno scatto, 80 metri, da correre il più veloce possibile.
Ua corsa di scarico.
E invece non l'ho fatto, né lungo la spiaggia né altrove.
Non corro da tre, ma è più probabile quattro, anni.
Non corro dal mio ultimo tentativo di fare sport, quando ho provato a fare per l'ultima volta la ginnasta, la ginnasta di ginnastica ritmica, come avevo fatto per quasi quindici anni.
Ma se avessi avuto abbastanza resistenza, forse, non avrei mai smesso di correre.
Eppure, nonostante la buona capacità polmonare, ho sempre sofferto la corsa nella lunga distanza. Ancora mi chiedo perché, in terza media, la professoressa di ginnastica decise di mandare me, come rappresentate femminile, a fare la corsa campestre dei giochi della gioventù.
Preferivo la gara di velocità.
E, questa mattina, standomene su un'altalena con Clara in braccio, guardandomi intorno mi sono convinta che non mi piacerebbe essere una di quelle persone che vanno a correre.
Io in un parco preferisco arrampicarmi su un albero.
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